In
occasione della visita di sabato scorso 13 settembre a Taranto, il
Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha riproposto per Taranto e la
sua provincia un futuro incentrato sull’industria.
Il
coordinamento delle associazioni di categoria Cia Confederazione
Italiana Agricoltori, Confagricoltura, Confesercenti, Cna e
Confartigianato rigetta l’imposizione e l’impostazione delineata
dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Taranto è la città in Italia più danneggiata e martoriata dall'industria di Stato. Occorre ricercare soluzioni e sistemi per risarcire le popolazioni locali e rilanciare l'economia. Industrie che furono costruite per dare posti di lavoro e che invece ora non offrono lavoro ma hanno compromesso l’immagine della città di Taranto e delle sue eccellenze oltre ad aver creato un danno ambientale ed alla biodiversità’ irreparabile.
Il
danno alle nostre attività turistico - commerciali, artigianali ed
agricole è quantificabile a vista d’occhio.
Lo
Stato e gli Enti preposti devono mettere la stessa città nelle
condizioni di attrarre investimenti utilizzando nuovi strumenti
economici attrattivi.
L’economia
viva della provincia di Taranto si basa su moderne imprese
commerciali, del turismo ed artigianali, oltre ad imprese
agricole e agro-alimentari (11.000 in totale quelle iscritte nel
registro delle imprese, operanti su una superficie totale di quasi
90.000 ettari, con un fatturato di 550 milioni di euro); tantissime
di queste imprese, guidate da giovani imprenditori, sono impegnate
nell’export di prodotti di prima qualità, a cominciare da uva,
agrumi e olio (buona parte del quale imbottigliato da imprese della
Toscana).
Nella
nostra provincia proprio l’export dei prodotti ortofrutticoli è in
crescita e si colloca in Puglia al secondo posto dopo la provincia di
Bari, e al decimo posto in Italia.
Danno
linfa vita all’economia della provincia di Taranto anche le
attività zootecniche a qualità garantita (1200 gli allevamenti
presenti).
Lle
attività artigianali dinamiche e moderne e una rete commerciale che
ha saputo riconvertirsi e innovare sono protagoniste del vero
cambiamento economico in atto nella provincia di Taranto con
l’attestarsi di nuove figure artigianali da quelli digitali alle
nuove attività di valorizzazione e specializzazione degli antichi
mestieri applicati alle novità tecnologiche.
L’economia
viva della provincia di Taranto è trainata anche da una rete di
imprese agrituristiche, da un sistema ricettivo volto a coniugare
qualità dell’offerta, eccellenza dell’ospitalità e risorse
culturali, naturali e paesaggistiche di primario valore (sistema
delle gravine, coste, mare, centri storici).
L’enogastronomia
contribuisce da par suo a incrementare i flussi turistici; proprio
per il turismo va ricordato che l’Unione Europea, lo Stato e la
Regione hanno effettuato cospicui investimenti pubblici a sostegno di
un’offerta di alto livello. aiutare le reti d’impresa per
migliorare sia i canali commerciali e turistici che quelli
distributivi oltre alla valorizzazione dei prodotti tipici che
artigianali è il mantra che deve contrassegnare i prossimi anni.
Riproporre
per Taranto e il suo territorio la vecchia, obsoleta e dirigista
ricetta industrialista, magari imbellettata con qualche orpello
decorativo volto a mitigarne la presentabilità agli ingenui, è
insensato, pericoloso, fuori luogo e fuori tempo.
Assegnare
ancora una volta un ruolo trainante all’industria, dopo quello che
è successo in questi decenni di criminale ‘distrazione di
Stato’ alle sorti dell’ambiente e della salute in provincia di
Taranto, è anzitutto un insulto all’intelligenza delle nostre
popolazioni.
Riproporre
la presenza ingombrante di un’industria che, checché si dica, ha
comunque un forte impatto e rischio ambientale, così come
l’accentuare il ruolo e raddoppiare la presenza della raffineria di
idrocarburi non è certo sintomo di reale attenzione al miglioramento
della qualità ambientale.
In
questi decenni proprio l’agricoltura, la zootecnia, le imprese che
traggono dal territorio la propria ragione di vita e operosità sono
state penalizzate dalla presenza (oltre che dalle immissioni
inquinanti in atmosfera), arrivando talvolta sinanche a non
evidenziare l’origine territoriale dei prodotti immessi sul
mercato.
Egregio
Presidente Matteo Renzi, se la Sua Toscana poggia gran parte della
propria economia sui valori e sui tesori del Rinascimento, la
provincia di Taranto, senza imposizioni e asservimenti alle logiche
di profitti che si distribuiscono presso le sedi legali delle imprese
ad elevato impatto ambientale, può ridisegnare il proprio futuro
basandosi sulla propria storia, sul valore del lavoro delle sue
popolazioni, sull’intelligenza operosa delle sue imprese, sulla
qualità e concorrenzialità dei prodotti della terra e sulle proprie
risorse naturali, culturali e ambientali.
Egregio
Presidente al prossimo incontro gradiremmo essere presenti anche npoi
come organizzazioni delle piccole e medie imprese, ed inoltre cosa
pensano del futuro delineato i parlamentari jonici.
Fonte: Ufficio Stampa CIA.