"Lacrime
di cielo", "Distacco", "Labirinto di parole",
"Il pensiero di te", "Le mie sfide", "Scioglimi
difese" ed, ancora, "Stretta a quel pensiero", "Dentro
me piove", "Non fiorisce sognato". Sono queste alcune
delle poesie, riportate nella silloge "Lacrime di Cielo",
che l'autrice, Grazia Tagliente ha voluto presentare, per la prima
volta a Palagianello, il suo paese natio, nel Castello Stella
Caracciolo.
Ad
accoglierla, l'amica di sempre, Antonietta Pastore, molti compaesani,
il sindaco Luigi Labalestra, che le ha consegnato un omaggio
floreale, l'assessore Adelaide Galante, il vicesindaco Maria Rosaria
Borracci, che si è fortemente impegnata perché Grazia ritornasse ad
abbracciare idealmente il suo paese. A dare un tocco di raffinatezza
alla serata, presentata dalla giornalista Maria Florenzio, anche il
M° Rocco Cetera al clarinetto ed il figlio Francesco, alla marimba.
Tra gli altri, anche l'editore Chris Verdesca della IRDA Edizioni.
Giovanissima,
Grazia si trasferisce a Milano nel '75, dove, per interessamento di
un amico di famiglia Pasquale Labalestra inizia a studiare presso un
istituto di suore. Nel '76 il matrimonio con Liviano; nel '77 la
nascita di Luca; nell'81 arriva anche Martina. Ma, Grazia sente il
bisogno di realizzarsi anche come professionista. Così, inizia a
lavorare come coadiutore all'Asl, per poi, arrivare ai quadri
dirigenziali; nel 2007, per mobilità volontaria, diventa funzionario
dell'Agenzia delle Entrate.
Ma,
qualche anno prima, nel 2005, qualcosa sconvolge la sua vita: la
scomparsa prematura dell'amore di una vita, Liviano. Il dolore lacera
l'animo. Ed è proprio quest'amore che diventa il filo conduttore
della sua silloge di poesie, che comincia a scrivere nel 2009, mossa
da quel grande senso di vuoto, che le ha lasciato il decesso di
Liviano.
‹‹La
poesia - ha detto Grazia Tagliente - è diventata per me una sorta di
psicoanalisi, uno strumento per esternare lo strazio interiore. La
poesia è un messaggio universale, che trasfonde sentimenti. E tale
si può definire solo se il lettore si riconosce in ciò che legge››.
Per Grazia, la poesia è lo scrigno aperto delle sue emozioni, del
suo vissuto, che non rinnega, perché, come lei stessa ha affermato,
‹‹siamo, oggi, quello che eravamo ieri››.
Nonostante
la grande perdita, come scrive Francesco Luca Santo nella prefazione
della silloge, "Grazia è un'anima sensibile, vibrante,
viscerale, che si piega, ma non si spezza e allunga sempre la mano
verso quella del mondo per dire 'no', non mi sento sconfitta. Io non
ho perduto, ma ho vinto". Ed, oggi, Grazia, si sente vincente: è
circondata dall'affetto dei sui figli, coltiva una passione, la
poesia, che le dà conforto e consolazione, oltre che molte
soddisfazioni ed ha ritrovato la serenità, grazie alla vicinanza di
un nuovo compagno, Antonio.