Non
sempre, le cattive prestazioni scolastiche sono causa di disinteresse o
demotivazione da parte dell’alunno.
Esistono
le discipline di insegnamento, esistono i docenti, ma esistono anche i Dsa, i
disturbi specifici dell’apprendimento.
I
ragazzi con Dsa, hanno diverse difficoltà ad imparare l’ordine alfabetico (e
quindi non riescono ad utilizzare i dizionari), la sequenza dei giorni della
settimana, dei mesi e delle stagioni; presentano difficoltà nell’espressione
anche verbale del pensiero; hanno un lessico povero e non memorizzano i termini
difficili e tecnici.
Manifestano
qualche problema nel riconoscere e nel memorizzare le caratteristiche
morfologiche della lingua italiana e, quindi, anche delle lingue straniere.
Partendo dal presupposto che ogni insegnante,
nel raggiungimento degli obiettivi, in una classe, dovrebbe adottare una
metodologia didattica non omologante, ma che tenga conto soprattutto delle
difficoltà di taluni soggetti, allora, si può ben affermare che nel panorama
scolastico dei Dsa, il docente ha un ruolo fondamentale. Ha o, almeno, dovrebbe
avere la funzione, ma anche il dovere umano, oltre che sociale, di porsi come
osservatore costante.
Un
miglioramento della performance scolastica degli alunni con Dsa non è, infatti,
solo auspicabile, ma realizzabile. Come? Attraverso una didattica significativa
ed inclusiva, fondata sull’utilizzo di “misure compensative” come tabelle delle
misure, delle formule geometriche, fisiche, chimiche, calcolatrice, cartine
geografiche e storiche, tabelle della memoria di ogni tipo, computer con
programmi di videoscrittura, dizionari elettronici.
Ma,
parallelamente, in maniera commisurata alle necessità individuali e all’entità
del disturbo di apprendimento, necessita dispensare gli studenti con Dsa anche
dalla lettura a voce alta, dalla scrittura veloce sotto dettatura, dalla
scrittura alla lavagna; dallo studio mnemonico di poesie, di regole
grammaticali, di definizioni, di tabelline; dallo studio delle lingue straniere
in forma scritta e dal prendere appunti, in quanto per chi ha Dsa è un compito
cognitivo, non automatico e, quindi, impedisce l’altro compito cognitivo ovvero
la comprensione di quanto spiegato.
Tutte
argomentazioni, quelle appena descritte, analizzate nel corso di un incontro,
tenutosi, nei giorni scorsi, presso l’auditorium della scuola media “A.
Manzoni”, proprio sul tema “I Dsa : dalla Legge 170/2010 ad una didattica
inclusiva”.
A
promuoverlo, il dirigente scolastico Mario De Pasquale, con la collaborazione
dell’insegnante Rosaria M. B. Abatangelo, funzione strumentale e referente Dsa
d’Istituto, specializzanda, tra l’altro, in “Didattica e Psicopedagogia per i
Disturbi Specifici di Apprendimento”, presso l’Università degli Studi di Bari.
A
realizzare l’iniziativa, il Lions Club Distretto 108 AB.
Spiegata,
quindi, anche la presenza di Luigi Pizzutillo, presidente del Lions Massafra –
Mottola “Le Cripte” e, nei panni di relatrice, di Giovanna Caforio Massarelli,
officer distrettuale dei Lions e pedagogista clinica, referente del Centro
Itard.
E’
stata quest’ultima ad evidenziare come la Legge 170 del 2010 riconosca la
dislessia ovvero la lentezza o scorrettezza nella lettura, ma anche la disgrafia
e la discalculia come “disturbi specifici dell’apprendimento”.
MARIA
FLORENZIO
Fonte: IL NUOVO QUOTIDIANO DI PUGLIA