E'
STATO PIANTUMATO SABATO, NELLA VILLA COMUNALE, DURANTE UNA CERIMONIA
COMMEMORATIVA, VOLUTA DAL PRESIDIO DI LIBERA
Anche
Mottola, da sabato, ha il suo albero della memoria, un monito che
invita tutti a non dimenticare le vittime innocenti della mafia.
E'
stato piantumato sabato mattina, in villa comunale, durante una
cerimonia commemorativa, voluta dal locale presidio di Libera.
Vi
hanno preso parte il coordinatore dello stesso, Andrea Caramia, che
ha inviato i ragazzi dell'associazione a declamare i nomi delle
vittime pugliesi, perché fossero scolpiti nella memoria dei
presenti.
“Non
uccidiamoli due volte” - ha, poi, detto, Anna Addabbo del
coordinamento provinciale di Libera, citando l'anafora che don Luigi
Ciotti ha gridato, dal palco di Firenze, lo scorso 16 marzo. Oltre
agli amministratori locali, presente anche una folta delegazione di
studenti dell'istituto di istruzione superiore “M. Lentini – A.
Einstein”, accompagnati dal dirigente scolastico Pietro Rotolo.
Poi,
la piantumazione dell'albero “simbolo”: un acero campestre. Non
ve ne sono altri, in città, quasi a volerlo distinguere dagli altri
alberi. Non si tratta di una specie sempreverde, ma di un albero a
foglie caduche. E' una chiara metafora del ciclo della vita: “La
morte, che arricchisce il terreno e genera nuova vita, perpetuandosi
nel tempo”.
Sui
suoi rami, quindi, non ci sono foglie, ma solo sessantatré fogli di
carta, di color giallo, porpora ed arancio (i colori di Libera),
sulle quali sono trascritti i nomi di altrettante vittime innocenti
pugliesi, cadute sotto i colpi della mafia. A scandire il momento
solenne ed anche emozionante della sua piantumazione, oltre alla
Polizia Municipale, ai Carabinieri della locale stazione e al
vicequestore aggiunto di Taranto Carla Durante, intervenuta in
rappresentanza della Polizia di Stato, c'era anche Matilde Montinaro,
sorella di Antonio: a lui, non solo è stato intitolato, in passato,
il presidio locale di Libera, ma anche la targa commemorativa,
scoperta proprio durante la cerimonia di sabato scorso.
Faceva
parte della scorta del giudice Giovanni Falcone. Il 23 maggio del
1992, perse la vita, insieme al magistrato e ad altri poliziotti,
sull'autostrada, all'altezza dello svincolo per Capaci, a causa
dell'esplosione di un potente ordigno, collocato dalla mafia.
“Quando
al telegiornale si parlava della strage di Capaci – ha ricordato
sua sorella Matilde – mia madre si arrabbiava, perché veniva
ricordato solo il nome del giudice Falcone, ma non quello dei ragazzi
della sua scorta. Eppure, ogni vittima ha una propria storia, una
propria dignità ed un proprio nome e non vanno dimenticati o,
addirittura, rimossi. Non si tratta di eroi, ma di persone normali,
di cittadini attivi e non passivi”.
E,
la giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime
innocenti della mafia, ha proprio questo compito e dovere: ricordare
quegli uomini, che hanno perso la vita per servizio, unicamente per
essere stati ligi al dovere e allo Stato.
MARIA
FLORENZIO
Fonte:
IL NUOVO QUOTIDIANO DI PUGLIA