La
parola d’ordine? «Demolire il sistema. Polentoni e terroni, destra
e sinistra saranno con noi, in piazza, a partire da domenica notte, e
andremo avanti fino a quando questa classe politica fatta di
cialtroni e delinquenti non andrà a casa».
Mariano
Ferro é uno dei leader storici del movimento dei «Forconi», che
nel 2012 paralizzò la Sicilia. «Tre giorni fa dissi al prefetto di
Catania che l’Italia stava per diventare una nuova Grecia. E il
prefetto mi rispose: “Lo so”. Vedrete quello che succederá...».
Minaccioso come lo può essere l’Etna di questi giorni con le sue
eruzioni, il leader dei Forconi disegna scenari apocalittici a
partire dalle prossime ore. A partire da domani notte, con presidi e
blocchi di strade, autostrade, ferrovie e porti in tutto il Paese,
dalla Sicilia al Nord, da Torino a Verona a Modica e Pozzallo.
Il
governo non può tollerare il blocco della circolazione e le
direttive impartite dal ministero dell’Interno ai prefetti e
questori sono molto chiare: «In relazione ai segnalati propositi di
iniziative estemporanee di protesta, con possibile attuazione di
blocchi alla circolazione, si rende necessario predisporre attente,
coordinate misure di ordine e sicurezza pubblica, volte a garantire
il diritto di manifestare per esprimere liberamente la propria
opinione, contemperandolo con la libertà di movimento e di
circolazione, anch’essa costituzionalmente tutelata». Insomma, non
saranno tollerati i blocchi stradali. Il questore di Napoli, per
esempio, ha già vietato il presidio annunciato davanti al casello
autostradale di Palma Campania. Quello di Ragusa tutti i presidi
stradali.
Quella
che si apre domenica notte si annuncia una settimana molto
movimentata. Le forze di polizia dovranno garantire «la libertà di
movimento e della libera circolazione». Ma anche questa
determinazione rischia di essere scavalcata dai fatti. Perché
preoccupano gli esperti di ordine pubblico, le «possibili
infiltrazioni nelle manifestazioni di Forza Nuova, di Casapound,
degli ultrà del Catania, dell’Atalanta, del Brescia».
Infiltrazioni che rischiano di provocare una «deriva di
esasperazione della conflittualità».
Insomma
se i manifestanti volessero attuare una attività di rallentamento e
non di blocco della circolazione, verrebbero sopraffatti dal
radicalismo degli infiltrati.
A
sentire i promotori della protesta, «la Sicilia fungerà da
detonatore della “Santabarbara Italia”». Propositi bellicosi: se
i blocchi saranno attuati, a un certo punto, magari a metà
settimana, si dovrebbe convergere su Roma, «dove potrebbero essere
presidiate le sedi sindacali, della Confindustria e i partiti».
Quanta
benzina sul fuoco della protesta. Sul web viaggiano alla velocità
della luce proposte di prendere di mira le sedi di Equitalia. Danilo,
di Latina, parla di «Costituzione tradita, usurpata, di classe
politica che ci porta al disastro». E propone: «Fuori dall’euro,
andiamo a votare subito. Partiti estremisti vogliono strumentalizzare
la protesta. Noi non ci faremo condizionare».
Dal
profondo Nord, da Verona, Lucio annuncia il presidio davanti al
casello autostradale di Soave: «Gli italiani si sono stufati di
farsi prendere per il c.. da una classe politica corrotta e ladrona».
Giuseppe di Santeramo in Colle, Bari, elenca le iniziative in
cantiere: «Presidio della tangenziale di Bari, cortei o sit in a
Conversano, Polignano, Mottola, Massafra, Corato, Andria, Ortanova,
Cerignola».
Nelle
circolari del Viminale si parla di un «neocostituito Coordinamento
nazionale di gruppi e movimenti ha indetto una mobilitazione a
carattere nazionale, in segno di protesta contro le politiche
economiche governative e per esprimere contrarietá alla
globalizzazione».
Al
coordinamento hanno aderito il movimento dei Forconi, Liberi
imprenditori federalisti europei (Life), Comitati riuniti agricoli
(Cra), Cobas-latte, Cos.pa. Non ci saranno invece le sigle più
importanti degli autotrasportatori (Cna, Casa e Confartigianato) che
avevano convocato una giornata di blocco per lunedì e poi l’hanno
revocata.
«I
promotori - fanno sapere le informative dell’intelligence - hanno
siglato un accordo con i referenti del movimento bretone dei
“Berretti rossi” che hanno portato avanti lotte analoghe in
Francia».
Fonte: lastampa.it