L’Imu agricola sarà rinviata
a giugno 2015. La decisione politica del Governo, annunciata stamani dal
sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, fa tirare un sospiro di
sollievo a centinaia di agricoltori che il prossimo 16 dicembre avrebbero
dovuto pagare un pesante e iniquo tributo.
L’azione congiunta delle
associazioni di categoria, Confagricoltura, Cia Confederazione Italiana
Agricoltori e Copagri di Taranto, ha centrato l’obiettivo: costringere il
Governo a rivedere i criteri in base al quale era spuntato, a pochi giorni
dalla scadenza fiscale, un decreto attuativo del Ministero dell’Economia che
aveva provocato una vera e propria rivolta. Ora la frenata, che probabilmente
sarà definita con uno strumento simile, un decreto legge da far confluire nella
manovra, oppure con un emendamento alla stessa Legge di Stabilità.
Confagricoltura, Cia e Copagri avevano immediatamente sollevato il problema
dell’iniquità del tributo e, fermo restando che nulla cambia per i terreni che
già pagavano l’Imu con le vecchie regole, ora sarà necessario intervenire per
chiarire le nuove. In base al nuovo criterio altimetrico, infatti, sarebbero
esenti solo i Comuni con altitudine superiore a 600 metri: una mazzata per la
provincia di Taranto, in cui la precedente esenzione copriva oltre la metà
della superficie agricola. Diversamente per i Comuni ricadenti nella fascia
cosiddetta “ex montana” tra 281 e 600 metri di altitudine, ovvero Laterza,
Martina Franca e Mottola, per i quali l’esenzione sarebbe solo parziale,
limitata cioè ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli
professionali. Tutti gli altri, ossia i proprietari di quei terreni agricoli
situati sotto la fascia dei 280 metri di altitudine, rischiano di dover pagare
quella che per Confagricoltura, Cia e Copagri è l’ennesima tassa iniqua, anche
perché applicata in base all’opinabile criterio dell’«altitudine al centro»,
misurata cioè nel punto in cui si trova il municipio.
Imposta ingiusta e
inutilmente vessatoria, anche perché prevedeva il pagamento in un’unica
soluzione – diversamente dagli altri contribuenti – e perché in contrasto con
lo “Statuto del contribuente” che vieta di prevedere adempimenti prima di 60
giorni dalla entrata in vigore di provvedimenti di attuazione di nuove leggi.
“In un momento contrassegnato dalla grave crisi economica, con difficoltà di
accesso al credito, ci si aspetta dal Governo interventi di sostegno alle
imprese agricole – hanno sostenuto con forza le organizzazioni agricole – e non
certo ulteriori aggravi fiscali”. Adesso il ravvedimento e il rinvio sino a
giugno, tempo utile, si augurano Confagricoltura, Cia e Copagri, affinché il
Governo valuti meglio i criteri d’applicazione dell’Imu agricola ed eviti un
più che probabile contenzioso. L’azione delle organizzazioni di categoria,
tuttavia, non finisce qui. In funzione della scadenza del 2015, assieme ai
parlamentari ionici e ai comuni interessati sarà avviato a breve un percorso in
grado di produrre proposte utili per giungere all’appuntamento di giugno
stabilendo criteri equi e il più possibile condivisi.
Fonte: martinanews.it