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martedì 30 dicembre 2014

LA RELAZIONE DEL PROFESSORE UNIVERSITARIO PIETRO DALENA, AD APRIRE LE INIZIATIVE PER IL SANTO PATRONO.


Una chiesa, quella dell'Assunta, gremita, una decina di figuranti in costume, posizionati ed il simulacro di San Tommaso Becket, adornato a festa. Così, sabato sera, dopo la santa messa, celebrata dall'arciprete don Sario Chiarelli, hanno preso il via i festeggiamenti in onore del santo patrono.
La serata, conclusasi con il concerto dei “Jubilee Gospel Singers”, diretti dal M° Mario Petrosillo, ha visto gli interventi dello stesso don Sario e del sindaco Luigi Pinto. Entrambi hanno evidenziato lo sforzo organizzativo compiuto per mettere a punto questo evento, per anni caduto nel dimenticatoio. Quest'anno, grazie alla sinergia tra Amministrazione Comunale e comunità parrocchiali Santa Maria Assunta, la festa diventa anche civile.


Per l'occasione, si è anche tenuta una conferenza, finalizzata a ricostruire l'origine del culto del santo e, soprattutto, della sua elevazione a patrono della città. A tenerla, il prof. Pietro Dalena, mottolese d'origine, ordinario di Antichità e Istituzioni Medioevali presso l'Università della Calabria. Un intervento edotto, puntuale ed erudito, com'era prevedibile che fosse, visto l'elevato spessore culturale del relatore, ben modulato nella terminologia e nella durata espositiva.
Il prof. Dalena ha ricordato quello che era il ruolo di Tommaso Becket. Figlio di un noto mercante londinese, divenne gran cancelliere di Enrico II, re d'Inghilterra. Sino al 1162, interpretando lo spirito politico del sovrano, frenò lo strapotere baronale. Così Enrico II volle elevarlo alla dignità suprema di arcivescovo di Canterbury nel 1162, pensando, in tal modo, di sottomettere la chiesa ai suoi poteri. Ma quando Tommaso si trovò ad esercitare soltanto la subordinazione alla sede apostolica, i rapporti con Enrico II si ruppero. Quest'ultimo mirava alla "legazia apostolica", già esistente nel Regno di Sicilia, per volontà di papa Urbano II: era la delega che i pontefici davano ai sovrani per la nomina dei vescovi.

Esiliato, nel 1164, in Francia, Tommaso ritornò in Inghilterra nel 1170; ma, il 29 dicembre, fu assassinato in cattedrale da quattro sicari. Sul mandante, non esiste documentazione storica che attesti che si trattasse di Enrico II. Certo è che il clamore di "quell'assassinio in cattedrale" portò il papa Alessandro III, solo dopo tre anni, a canonizzare Tommaso Becket, consegnandolo alla memoria dei posteri come "santo ecumenico".
Il prof. Dalena si è, poi, soffermato su come il culto del santo sia arrivato a Mottola. Il paese, allora, era sede di Diocesi e feudo normanno. Il re Guglielmo II viveva a Palermo e sposò la figlia di Enrico II, Giovanna, sorella di Riccardo Cuor di Leone: partendo proprio dal Regno di Sicilia, il culto di San Tommaso arrivò anche a Mottola. Peraltro, nel 1177, una decreatale di papa Alessandro III, diretta all'arcivescovo di Sens e all'arcivescovo di Avessa, invitò tutti i vescovi del Regno a promuovere il culto di San Tommaso.
Senza, poi, dimenticare la via Francigena, che, da Canterbury, portava a Roma, sino ai porti pugliesi, verso Gerusalemme. Si pensi anche al vuoto che esiste nella cronotassi episcopale verso la fine del XII secolo. Pertanto, non è improbabile che in quel periodo vi fosse un vescovo inglese.
Resta, poi, un rebus storico, la questione dell'elevazione di San Tommaso a santo patrono di Mottola. Non vi è alcun documento che ne parli. Da qui anche il detto, "I mottolesi sono amanti dei forestieri". Si possono solo fare delle ipotesi: probabilmente l'origine del culto di San Tommaso come patrono della città di Mottola risale all'inaugurazione della nuova cattedrale ricostruita e, forse, dedicata proprio a San Tommaso.
di Maria Florenzio

Fonte: piazzanews.it