NOCI
(Bari) – “Bisogna dialogare con gli alunni perché sono i
soggetti più pronti e disponibili ad ascoltare e discutere
seriamente!”
Con questa premessa, il prof. Angelo Panarese,
laureato in filosofia ed esperto di storia, ha aperto martedì 27
ottobre 2015 il dibattito, con le classi quarte dei licei
dell’Istituto di Istruzione Superiore “L. Da Vinci – Galilei”,
sul suo ultimo lavoro editoriale dal titolo accattivante “La
redenzione dell’Italia – Il grande sogno di Machiavelli”,
fortemente convinto della necessità di investire sul futuro, sui
giovani, sottolineando, al contempo, il modo in cui opere come il
Principe, i Discorsi intorno alla prima deca di Tito Livio, L’arte
della guerra e le Istorie fiorentine, seppur apparentemente lontane
dalla nostra realtà, siano, invece, necessarie a comprenderla.
Il
professore ha offerto, infatti, agli alunni l’opportunità di
arricchire e approfondire lo studio di Niccolò Machiavelli, uomo
che, come lo stesso Panarese, ha vissuto e creduto profondamente
nella partecipazione alla vita politica della propria città e
nell’impegno civile dei letterati.
Non
a caso, il dibattito si è acceso grazie alla domanda rivolta da
un’alunna al professore riguardo al rapporto contrastato tra
politica e morale in Machiavelli: “Questo tipo di rapporto si trova
anche nel presente? È possibile che un politico si comporti in modo
amorale e/o immorale? O deve necessariamente rispettare i criteri
etici e morali?”
La
risposta del Professore non si è fatta attendere: “Machiavelli dà
una nuova interpretazione della realtà dove la politica, secondo
quanto affermato da Benedetto Croce, è la filosofia del tempo e
viene concepita come una scienza totalmente umana e concreta. Egli
considera l’attività politica e di governo fondamentali per lui e
per la società e vuole cercare di porre rimedio alla crisi italiana
del XV secolo e che si protrarrà nel secolo successivo. Una crisi
politica, militare e morale di un’Italia che non dispone né di
organismi unitari ,né di un esercito proprio, perché costituito da
mercenari, né dei valori morali alla base del vivere civile che, nel
tempo, si sono affievoliti sempre più. L’opera di Machiavelli è,
quindi, una miniera molto ampia di aspetti teorici sulla scienza
politica, ma fornisce, soprattutto, una lettura della crisi
italiana, una lettura amara, pungente di come l’Italia stesse
entrando in una fase di decadenza, essendo soggetta all’egemonia
straniera di Francia e Spagna e non disponendo delle condizioni
necessarie per liberarsene.
Machiavelli
affronta, pertanto, il problema in maniera laica e mondana, separando
la politica dalla morale e constata la necessità della forza
finalizzata al mantenimento e alla conservazione dello Stato. È
proprio grazie a lui che in Italia nasce il pensiero politico che
deriva dall’esperienza maturata nel corso degli anni. Inoltre, se
nel “Principe” ritiene che la risposta alla crisi sia la
necessità di un condottiero, di una mano regia che guidi la
politica, nei Discorsi egli appoggia la Repubblica e concede più
libertà al popolo, sull’esempio della Repubblica romana.
Nelle
sue opere affronta i temi dell’uguaglianza economica, dell’agire
politico, dell’essere parte di una Nazione, di uno Stato e del
vivere civile in netto contrasto con la corruzione, temi che
riguardano anche il nostro presente, nonostante siano passati più di
cinquecento anni. Ecco perché Machiavelli può essere considerato
ancora oggi uno dei classici del pensiero politico, non solo
italiano.”
Il
professor Panarese, poi, ha continuato, accennando al concetto di
virtù machiavelliana, sinonimo non di virtù morale, ma politica, in
quanto “un uomo politico senza virtù è un non-politico che non ha
la capacità di osservare la realtà”. L'agire politico, per
Machiavelli, pur nella ciclicità della storia, dipende anche dalla
fortuna paragonata ad una donna, arbitra, però, solo in parte
dell’azione umana: l'uomo è dotato di uno spazio di creatività,
di un’occasione per far prevalere la virtù sulla fortuna,
prevedendo gli accadimenti e regolandosi di conseguenza, non
ripetendo, necessariamente, gli stessi errori e non riproponendo le
medesime soluzioni.
Per
quanto riguarda il proprio libro, il professore ha fatto notare che
il titolo si rifà al capitolo XXVI del Principe in cui Machiavelli
si chiede se ci siano delle persone in grado di liberare l'Italia
dalla Francia e dalla Spagna e che lo riescano a rendere uno stato
unitario.
Un’attenzione
particolare merita la copertina per il suo forte significato:
rappresenta il frate domenicano Girolamo Savonarola arso vivo in
piazza, a Firenze, dopo il rientro dei Medici.
Il
frate aveva avuto un ruolo importante nella vita della prima
Repubblica fiorentina (1494-1512), invitando i cittadini a redimersi
e sostenendo la necessità immediata del rinnovamento della Chiesa
e del Papato ormai sempre più corrotti. Il messaggio è giunto ,
quindi, forte e chiaro!
La
speranza è quella di non dover finire su...un rogo o di
essere…esiliato, quando si ha il coraggio di credere e di proporre
un reale cambiamento.
Ma
il rischio va considerato e accolto, come ha concluso il prof.
Panarese, ed è proprio ai giovani che va affidato il compito di…
accettare la sfida della conoscenza, della comprensione e dell’
approfondimento del pensiero dei grandi pensatori di ogni tempo,
nella direzione della salvaguardia di quel VIVERE LIBERO di
machiavelliana memoria che è, ancora oggi, condizione fondamentale
di ogni forma democratica di mantenimento dello Stato.
Lidia
Boccardi
Classe
IV C Liceo Scientifico
IIS
Da Vinci – Galilei