MARTINA
FRANCA (TA): Dall'inquadramento del paziente con malattia ipertensiva
e danno vascolare alla gestione del paziente con cardiopatia
ischemica, dallo scompenso cardiaco al trattamento delle dislipidemie
e delle aritmie cardiache, dall'ecocardiochirurgia all'emodinamica.
Sono
stati questi alcuni degli argomenti trattati nel corso del 31^
Congresso Regionale dell'Arca Puglia (l'Associazione Cardiologi
Ambulatoriali Puglia), svoltosi, nell'ultimo fine settimana, presso
il Park Hotel "S. Michele" di Martina Franca (Ta), in
concomitanza con il 6^ Congresso Provinciale Ionico. Dopo i saluti
del sindaco Franco Ancona e del consigliere regionale, già assessore
alla Sanità pugliese Donato Pentassuglia, ad aprire i lavori sono
stati il presidente ed il vicepresidente dell'Arca Puglia,
rispettivamente Umberto Rizzo ed Angelo Aloisio.
"E'
un appuntamento annuale, quello del Congresso Regionale - ha spiegato
Rizzo - che mira a delineare i percorsi assistenziali, le scelte
terapeutiche ed il follow up del paziente ad alto rischio
cardiovascolare, cercando di evidenziare l'importanza di una
continuità assistenziale del paziente, dalla fase ospedaliera alle
strutture di riabilitazione".
Discussione
aperta anche sui nuovi anticoagulanti orali nella pratica clinica
cardiologica. A rispondere ai dubbi ricorrenti sono stati Matteo Di
Biase, ordinario di Cardiologia presso l'Università di Foggia e
Gianfranco Antonelli, direttore Unità Operativa di Cardiologia della
clinica "Mater Dei" di Bari.
Come
spiegato dal prof. De Biase, "è indispensabile informare i
medici sull'utilizzo dei nuovi anticoagulanti orali. Vengono
impiegati in diverse situazioni cliniche, in particolare nella
fibrillazione atriale, in sostituzione del Coumadin e nei pazienti
sottoposti ad angioplastica coronarica, ai quali vanno somministrati
gli antiaggreganti, che evitano la formazione di coaguli con le
piastrine e gli anticoagulanti orali".
Tuttavia,
come precisato anche dal dottor Antonelli, l'utilizzo degli
anticoagulanti orali, "se da un lato riduce il rischio di
complicanze per la sopravvivenza del paziente, dall'altro aumenta il
rischio emorragico". Attenzione puntata anche sulla chiusura del
forame ovale pervio, un'anomalia congenita. "Si è convenuto -
ha aggiunto il prof. De Biase - che si applica solo quando il
paziente è sintomatico e se ha già avuto disturbi di circolo
cerebrale. Una terapia farmacologica antiaggregante ben fatta
equivale ad un intervento di chiusura".
Al
Congresso, presente anche il presidente onorario dell'Arca Puglia, il
prof. Paolo Rizzon. "Nel tempo, progressi enormi sono stati
compiuti sia nella terapia farmacologia che in quella
interventistica". Laddove, però, esiste ancora un gap, è il
rapporto medico - paziente. "La terapia dell'ipertensione, per
esempio, mette tra le cause principali della non risposta
terapeutica, da parte del paziente, la scarsa capacità che il medico
ha di mettersi in relazione costante con il paziente nel persuaderlo
a seguire la terapia, spiegandone benefici ed eventuali effetti
collaterali. Recentemente - ha anche ricordato il prof. Rizzon - è
stata sintetizzata una nuova molecola, la LCZ696, che inibisce la
neprilisina, enzima che demolisce alcune sostanze utili per
l'apparato circolatorio. L'utilizzo di tale molecola "non solo
evita la demolizione delle sostanze necessarie alla circolazione, ma
ha un'ottima efficacia anti ipertensiva e riduce la rigidità della
parete arteriosa".