Per
rubare 2 quintali di olive dal terreno bastano 20 minuti, e si
possono “spuntare” 40/45 euro a quintale. In un ettaro di
vigneto, invece, trovano dimora 4000 “barbatelle”: costano 1,5
euro l’una e in una notte si espiantano facilmente. La convenienza
di queste azioni criminose è tutta nei numeri.
La
Federazione Provinciale Coldiretti Taranto, quindi, attraverso il
presidente Alfonso Cavallo insiste nel tentativo di tenere alta
l’attenzione delle istituzioni sui fenomeni che, anche nelle ultime
settimane, stanno segnando i campi della provincia ionica. «Non
dobbiamo sottovalutarne la portata – spiega Cavallo – perché al
danno provocato immediatamente da un episodio di microcriminalità,
seguono innumerevoli difficoltà». Pensiamo ad una piccola azienda
del manduriano, ad esempio, che per produrre Primitivo ha investito
le sue uniche risorse nell’acquisto delle 4000 “barbatelle”: il
loro furto produrrà la perdita dell’investimento, l’impossibilità
di riacquistare le piante per la loro indisponibilità sul mercato e
il mancato guadagno proveniente dalla vendita del prodotto. «Un
singolo episodio – aggiunge il presidente – che ha effetti
devastanti».
L’esempio
dei vigneti è emblematico, ma i danni che stanno subendo gli uliveti
sono maggiori. Questa raccolta “selvaggia”, infatti, provoca
ferite profonde alle piante, quando non sono oggetto di attacchi
diretti per recuperare legna da ardere: «I nostri ulivi secolari
sono mutilati da questi delinquenti senza pietà – commenta Cavallo
– che per recuperare qualche quintale di tronchi cancellano
autentiche testimonianze storiche. E vanificano il lavoro dei nostri
agricoltori, che non è solo finalizzato alla produzione ma anche
alla salvaguardia di tradizioni e territorio».
Anche
mezzi e infrastrutture, però, sono finiti nel mirino della piccola
criminalità. Trattori e suppellettili agricole vengono danneggiati e
depredati, le linee di alimentazione degli impianti di irrigazione
spogliate dei cavi di rame, e gli stessi agricoltori sono oggetto
diretto di rapine (le più recenti nei territori di Francavilla
Fontana, al confine con la provincia di Taranto). «Lavorare nei
campi comincia a diventare un rischio, in assenza di adeguate
garanzie – la preoccupazione del presidente –, ecco perché
Coldiretti chiede maggiori attenzioni alle istituzioni».
Ruolo
che l’associazione rivendica a più livelli, ricordando come la sua
fondazione “Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e
sul sistema agroalimentare”, il cui comitato scientifico è
presieduto dal procuratore Gian Carlo Caselli, abbia prodotto
innumerevoli risultati legati alla protezione del made in Italy dagli
attacchi della macrocriminalità. «La nostra è una missione senza
confini – la conclusione di Alfonso Cavallo – indirizzata a
salvaguardare le nostre aziende e i nostri agricoltori. Piccoli o
grandi, i fenomeni criminali sono forieri di distorsioni rispetto
alle opportunità di sana concorrenza che potrebbero far progredire
il nostro settore. Vigiliamo insieme, quindi, cercando di garantire
quella sicurezza che oggi nei campi viene percepita meno del
passato».