MOTTOLA
(TA). E’ quello di Gabriele Totaro, il falò più bello, per il
concorso organizzato in occasione dei festeggiamenti di San Giuseppe.
Allestito in via Palagianello – angolo via Carducci, è stato
premiato per l’accurato allestimento dell’altarino votivo –
devozionale, per l’apparato floreale, le candele votive, le antiche
tovaglie, l’attenzione dedicata all’accoglienza.
La
commissione, composta dal maestro Pasquale Lentini (presidente), Pino
Antonacci (presidente Pro Loco), dallo storico Vito Fumarola, da
Antonietta Tamborrino, insegnante dell’I.C. “S.G. Bosco”, da
Lorenzo Chiulli e Mario Spaltro del Comitato Festa, ne ha anche
apprezzato il ricco e documentato corredo fotografico, che ha posto
in risalto il dolore legato al sisma delle zone del centro Italia.
Non
a caso, quest’anno, con il concorso dei Falò, su proposta della
locale Pro Loco, si è voluto aderire all’iniziativa “La Notte
dei Falò”, promossa dall’associazione “Urbieterre” di
Cisternino: “Un piccolo segno – ha detto Antonacci – una
meditazione, una preghiera ideale, per essere vicini ai popoli
martoriati dal terremoto”.
Secondo
classificato, il falò di Attilio Pontassuglia; terzo, quello
realizzato dagli Scout. La premiazione, si è tenuta lunedì sera,
nella parrocchia di San Giuseppe. E’ stata l’occasione, per padre
Domenico Kyriakos Cantore, per ringraziare i fedeli, il Canzoniere
Mottolese per l’animazione, l’intero Comitato Festa per il lavoro
svolto: Mimmo Zaccaria, Ciro Nigro, Lorenzo Chiulli, Mario Spaltro,
Pietro Rella, Giovanni Gentile e Giovanni Gravina, cui si aggiunge la
collaborazione della Pro Loco e dell’associazione Nativity.
“Una
gran bella festa – ha detto padre Domenico”, che ha visto anche
la partecipazione del vescovo, monsignor Claudio Maniago, nel
celebrare la messa serale del 19 marzo, di tutte le confraternite in
processione e l’allestimento di alcune mostre sull’artigianato, a
cura di Pinuccia De Crescenzo, Giovanni Gnettoli e della famiglia
Giannini, in ricordo dell’artista pluripremiato Martino Giannini:
il figlio Fabio ha voluto donarne al vescovo una scultura in legno.
Infine,
l’intervento del maestro Lentini, a ricordare come “la tradizione
dei falò sia di origine greco – romana. Era una festa pagana,
organizzata in onore del dio Pale, in aprile. Poi, nella tradizione
cristiana fu anticipata a marzo, vista la ricorrenza di San Giuseppe.
Era la festa dei pastori con significato propiziatorio ed, in tale
occasione, si bruciavano i rami di ulivo (i cosiddetti stromb). Sul
fuoco bisognava saltare almeno tre volte”.