PALAGIANELLO
(TA). Studenti in piazza Giovanni Paolo II con l’artista romana
Guendalina Salini, per un laboratorio d’arte partecipata. Lunedì
mattina, partendo dall’analisi collettiva di testi letterari e
poesie legate al territorio, sono stati realizzati degli elaborati,
“opere fragili” da custodire.
Dalla
lettura alle suggestioni emotive, scaturite attraverso la scelta di
parole condivise che potessero, in qualche modo, portare gli studenti
verso “un’esplorazione emozionale” del territorio di
Palagianello.
E’
stata l‘occasione per raccontare il paese attraverso diversi punti
di vista, ma anche per seminare parole, emozioni, desideri e
speranze. “Semina fragile”, questo il titolo dell’iniziativa,
si è consumata sotto la guida attenta della Salini, all’attivo
diverse mostre nazionali ed internazionali. Ha messo a disposizione
del laboratorio partecipato le sue idee, la sua esperienza e la sua
maestria nella ricerca, per la quale utilizza l’installazione come
il video, il collage come il disegno e la fotografia.
In
altri termini, “una sorta di laboratorio di rigenerazione, attivato
con e per le comunità locali, in collaborazione con artisti visivi,
poeti, registi, attori, musicisti, sociologi, illustratori, al fine
di ri-abitare i luoghi con maggiore consapevolezza e di rieducare le
persone alla cultura del bello dell’arte e della partecipazione”.
Tale
esperienza si realizza in modo da far incontrare il punto di vista
degli abitanti di Palagianello con il punto di vista di chi, in
questi luoghi, non abita. “In tal modo, si genera uno scambio di
punti di vista che – come riferisce la segretaria Valentina Maggi –
è possibile grazie a due elementi: la presenza di un hub, il
Coworking Open Strories, presso il castello di Palagianello, dove
artisti e cittadini possono riunirsi per discutere e progettare; la
presenza stessa di artisti, in modo da favorire uno scambio reciproco
di storie, suggestioni ed esperienze”. Ecco spiegata la presenza di
Guendalina Salini.
L’idea
parte dall’incendio del 13 agosto scorso, che ha “annerito” la
gravina, mandando in fumo il 75% del patrimonio naturalistico.
“Quella data – ha aggiunto la Carucci - rappresenta per noi
l’anno zero da cui ripartire. Vogliamo trasformare un evento così
distruttivo e azzerante in un’occasione di ricostruzione di una
comunità con cui seminare bellezza, riflessione, partecipazione”.