Il
Ppi, Punto di Primo Intervento non può e non deve chiudere. La
proroga concessa (sarebbe dovuto chiudere il 1° luglio) non convince
e fa presagire l’ipotesi di chiusura già dalla seconda metà di
questo mese.
Allocato
nella nuova struttura ospedaliera di Mottola è altamente operativo,
funzionale e soprattutto strategico se si considera l’alto indice
di incidentalità della statale 100, che attraversa l’intero agro
mottolese. Le sue performance sono elevate. Il 2017 è stato chiuso
con oltre 5.250 interventi. In molti casi si è trattato di
interventi “filtro” vale a dire che si è curato il paziente,
riportandolo poi a casa e, pertanto, facendo da filtro al Pronto
Soccorso più vicino (Castellaneta). Negli altri casi, i pazienti,
dopo essere stati stabilizzati, sono stati trasportati nelle
strutture ospedaliere più idonee al caso da curare.
Il
2018 sta confermando lo stesso trend di utilizzo: da gennaio a
giugno, le prestazioni sono già state 3.200, come confermato dal
dott. Antonio Scarano. Il 99% dei pazienti giunti è stato trattato e
rimandato a domicilio. E sono numeri, questi, che non tengono conto
delle prestazioni ambulatoriali (otorino, oculista, cardiologo,
ortopedico).
Il
Decreto ministeriale 70 del 2 aprile 2015 scongiura la chiusura dei
Ppi qualora vengano raggiunti i 6.000 accesi l’anno. Siamo ai primi
di luglio e a Mottola si è già raggiunta la quota di 3.200
prestazioni. La domanda sorge spontanea: i Ppi devono essere chiusi a
prescindere dagli accessi? Dai dati ufficiali si può facilmente
dedurre che la chiusura del Ppi di Mottola non farà altro che
intasare i Pronto Soccorso delle strutture ospedaliere tarantine, che
già non godono di ottima salute. Un servizio che funziona, che evita
costi ulteriori per le amministrazioni e problemi per gli utenti deve
essere valorizzato, non razionalizzato. Ne va di mezzo la salute dei
cittadini.
L’altro
giorno ho visitato il Ppi mottolese prendendo nota dei dati e ho
assunto l’impegno di intervenire affinchè Emiliano si ravveda e
torni sui propri passi. Intanto non si adduca il pretesto, per
giustificare la chiusura dei Ppi, della carenza del personale. Di
personale c’è n’è da impiegare ed è anche molto qualificato”.
Osteggiare
la chiusura dei Ppi non è la mia battaglia, ma quella di cittadini
ai quali viene negato il diritto alla tutela della propria salute.
Luigi
Morgante
Consigliere
regionale di Area Popolare Movimento Schittulli