MOTTOLA – “Ci sono bambini che, nascendo, sono accolti
con tenerezza da genitori pronti ad amarli ed altri, invece, che, appena nati,
vengono lasciati soli”, proprio com’è accaduto a Sofia. Era stata
abbandonata dai suoi genitori biologici, perché idrocefala. Ma, oggi, grazie al
coraggio e alla forza d’animo della famiglia, che l’ha voluta prendere in
affido, oggi va a scuola ed ama chi la circonda.
La sua vita tanto sofferta, ma altrettanto straordinaria,
ha tinto di inchiostro anche le pagine di un libro, “Con il Cuore”, che
Lucrezia Longo, sua madre, ha voluto scrivere a quattro mani con Lory Coletti, oggi
quindicenne. Una complicità immeditata, la loro; un’empatia, che va aldilà di
ogni rapporto di umana amicizia. Lory ha saputo recepire i sentimenti di
Lucrezia e, con essi, scrivere queste pagine con la maturità di un adulto. Sono
pagine che sanno emozionare e, soprattutto, mettere in risalto il valore vero
della vita: quello di avere diritto alla vita stessa.
Il libro è stato presentato, l’altra sera,
nell’auditorium della “Manzoni”, alla presenza delle due autrici, del dirigente
scolastico Mario De Pasquale, dell’insegnante Virginia Mariani, che ha
organizzato l’incontro, del Centro Diurno, degli assessori comunali Mina Panaro
ed Antonio Greco. Intervistando Lucrezia e Lory, è stato l’editore Alessandro
Labonia a condurre i presenti in viaggio, alla scoperta di quei sentimenti più autentici,
che hanno ispirato la freschezza della narrazione.
Quando Lucrezia ed il marito Carmelo, già genitori
di Giulio, decisero di adottarla, Sofia aveva appena tre mesi ed era stata
abbandonata dalla famiglia d’origine. Oltre ad essere idrocefala, aveva anche
la spina bifida. Il che significava sedia a rotelle a vita. ‹‹Come l’ho presa
in braccio – ha raccontato Lucrezia – me ne sono subito innamorata››. Ma, ben
presto, sono sopraggiunti i problemi. Ci sono voluti ben otto interventi per
mantenerla in vita. Durante questi ricoveri, Lucrezia aveva cominciato anche
una corrispondenza privata con Gesù. Ma, i momenti di sconforto la portarono a
stracciare quelle lettere. Se, oggi, alcune di esse sono racchiuse nel volume,
è merito del marito, che le ha raccolte e conservate.
E come accade nei libri di narrativa, anche in
questo c’è un punto di svolta, il climax: Lucrezia scopre che Sofia è
cieca. Ne muore di dolore. Ma, qualcuno le ricorda che ‹‹Non c’è bisogno di guardare
con gli occhi, perché basta saper guardare con il cuore››. Ed è quello che,
oggi, Sofia, che ha dieci anni, fa con la sua famiglia, con gli amici di
scuola. Come ci dice col cuore gonfio d’amore e d’orgoglio sua madre, ‹‹Sofia,
oggi, sta bene nel suo stare bene. Insieme, abbiamo vinto la più grande
battaglia, quella per la vita››.
I proventi di vendita del libro saranno devoluti a
favore di bambini e ragazzi svantaggiati o diversamente abili.
Maria Florenzio