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martedì 28 aprile 2015

GITA SCOLASTICA "ALTERNATTIVA" DELL'ISTITUTO INDUSTRIALE DI CASTELLANETA ALLA CARITAS DI FIRENZE.


Diciannove ragazzi del quarto anno dell’Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore Tecnico Industriale “Q. O. Flacco” sez. A e B di Castellaneta hanno voluto fortemente una gita scolastica ‘AlternAttiva’, dopo una preparazione attraverso incontri con il professore di religione don Franco Alfarano e con il vescovo di Castellaneta mons. Claudio Maniago che li ha preparati e informati preventivamente su una realtà che conosce molto bene in quanto sua terra natìa e di provenienza.

Con questo servizio sono stati raggiunti due obiettivi: l’arte, il turismo, le bellezze italiche e il senso di rendere la propria esistenza utile per qualcuno, connubio perfetto e riuscitissimo. I ragazzi con i due prof accompagnatori don Franco Alfarano e Matteo Caragnano hanno, non solo visitato, ma reso servizio ad alcuni centri Caritas nella città di Firenze, al Centro Elios (malati di aids) e alla mensa Caritas Baracca, preparazione del cibo col pelare cipolle, patate, affettare pomodori, etc. e il servire materialmente il pranzo a quasi 400 persone ogni giorno, toccando con mano i tanti disagi dell’uomo d’oggi e la mano tesa di tanti volontari e di quel volto di Chiesa che è sempre velato e nascosto: se non ci fosse la Chiesa, la Caritas, queste persone dove andrebbero? I ragazzi sono stati segnati positivamente da questa esperienza tanto da voler ritornare e il loro entusiasmo lo si leggeva sui volti, nonostante la stanchezza fisica, ma premiati dall’esser stati utili anche nelle passeggiate ai vari monumenti e bellezze che la città offre, oltre alla cucina fiorentina.


Gli operatori Caritas di Firenze si sono congratulati con i ragazzi per la serietà e la fattibilità del loro servizio, invitandoli ancora a stare nelle loro strutture. Un ringraziamento va al direttore Caritas Alessandro Martini, al responsabile del Centro Mensa Baracca Francesco Biagioni e tutti gli operatori, cuochi e volontari, conosciuti nell’occasione. La mensa è una risposta concreta ad un bisogno primario e all'invito che il Signore rivolge ai suoi discepoli preoccupati per la folla affamata: "date loro voi stessi da mangiare" (Mt 14,15). Un ringraziamento particolare a Mons. Claudio Maniago che, da quando ho espresso questo desiderio di don Franco Alfarano lo ha coltivato, facendo da tutore per questa esperienza nuova per i ragazzi e certamente costruttiva e positiva.
Una mattinata è stata riservata ad un gemellaggio creato con l’Istituto Industriale di Firenze, visitando la scuola, accolti dal preside e da alcuni docenti della stessa.
Il ritorno è stato un po’ malinconico in quanto la settimana è volata ma il segno è stato lasciato: tutti si sono augurati di ritornare e di stringere ancora una volta le mani con mani di persone che la società scarta ed etichetta, incrociare sguardi di uomini e donne che hanno una storia fatta di problemi ma anche di tante risorse.
Nel cuore di ciascuno di studenti e professori è sorta una riflessione: “Noi ci siamo. Come possiamo dare una mano?” Servendo! E servire significa accogliere la persona che arriva, con attenzione; significa chinarsi su chi ha bisogno e tendergli la mano, senza calcoli, senza timore, con tenerezza e comprensione, come Gesù si è chinato a lavare i piedi agli Apostoli, come il Samaritano si è chinato sull'uomo mezzo morto sulla via. Servire significa lavorare a fianco dei più bisognosi, stabilire con loro prima di tutto relazioni umane, di vicinanza, legami di solidarietà”.
Mettere le proprie energie e il proprio tempo al servizio degli altri rappresenta oggi una grande risorsa, un passo avanti verso il riconoscimento di valori civili e umani. Per essere solidali veramente dobbiamo imparare a riconoscere e accogliere le domande di giustizia, di speranza, e cercare insieme delle strade, dei percorsi concreti di liberazione

Ogni giorno, in questi centri d'accoglienza, nelle mense e negli altri servizi della Caritas, tante persone, giovani e anziani, si mettono in fila per un pasto caldo, cercano un posto sicuro dove riposare, sanno di poter trovare parole e gesti di solidarietà concreta. Queste persone ricordano sofferenze e drammi dell’umanità. Ma quelle file dicono anche che fare qualcosa, adesso, tutti, è possibile. Basta bussare alla nostra porta, e dire: “Io ci sono. Come posso dare una mano?”.