Diciannove ragazzi del quarto anno dell’Istituto d’Istruzione
Secondaria Superiore Tecnico Industriale “Q. O. Flacco” sez. A e
B di Castellaneta hanno voluto fortemente una gita scolastica
‘AlternAttiva’, dopo una preparazione attraverso incontri con il
professore di religione don Franco Alfarano e con il vescovo di
Castellaneta mons. Claudio Maniago che li ha preparati e informati
preventivamente su una realtà che conosce molto bene in quanto sua
terra natìa e di provenienza.
Con
questo servizio sono stati raggiunti due obiettivi: l’arte, il
turismo, le bellezze italiche e il senso di rendere la propria
esistenza utile per qualcuno, connubio perfetto e riuscitissimo. I
ragazzi con i due prof accompagnatori don Franco Alfarano e Matteo
Caragnano hanno, non solo visitato, ma reso servizio ad alcuni centri
Caritas nella città di Firenze, al Centro Elios (malati di aids) e
alla mensa Caritas Baracca, preparazione del cibo col pelare cipolle,
patate, affettare pomodori, etc. e il servire materialmente il pranzo
a quasi 400 persone ogni giorno, toccando con mano i tanti disagi
dell’uomo d’oggi e la mano tesa di tanti volontari e di quel
volto di Chiesa che è sempre velato e nascosto: se non ci fosse la
Chiesa, la Caritas, queste persone dove andrebbero? I ragazzi sono
stati segnati positivamente da questa esperienza tanto da voler
ritornare e il loro entusiasmo lo si leggeva sui volti, nonostante la
stanchezza fisica, ma premiati dall’esser stati utili anche nelle
passeggiate ai vari monumenti e bellezze che la città offre, oltre
alla cucina fiorentina.
Gli
operatori Caritas di Firenze si sono congratulati con i ragazzi per
la serietà e la fattibilità del loro servizio, invitandoli ancora a
stare nelle loro strutture. Un ringraziamento va al direttore Caritas
Alessandro Martini, al responsabile del Centro Mensa Baracca
Francesco Biagioni e tutti gli operatori, cuochi e volontari,
conosciuti nell’occasione. La mensa è una risposta concreta ad un
bisogno primario e all'invito che il Signore rivolge ai suoi
discepoli preoccupati per la folla affamata: "date loro voi
stessi da mangiare" (Mt 14,15). Un ringraziamento particolare a
Mons. Claudio Maniago che, da quando ho espresso questo desiderio di
don Franco Alfarano lo ha coltivato, facendo da tutore per questa
esperienza nuova per i ragazzi e certamente costruttiva e positiva.
Una
mattinata è stata riservata ad un gemellaggio creato con l’Istituto
Industriale di Firenze, visitando la scuola, accolti dal preside e da
alcuni docenti della stessa.
Il
ritorno è stato un po’ malinconico in quanto la settimana è
volata ma il segno è stato lasciato: tutti si sono augurati di
ritornare e di stringere ancora una volta le mani con mani di persone
che la società scarta ed etichetta, incrociare sguardi di uomini e
donne che hanno una storia fatta di problemi ma anche di tante
risorse.
Nel
cuore di ciascuno di studenti e professori è sorta una riflessione:
“Noi ci siamo. Come possiamo dare una mano?” Servendo! E servire
significa accogliere la persona che arriva, con attenzione; significa
chinarsi su chi ha bisogno e tendergli la mano, senza calcoli, senza
timore, con tenerezza e comprensione, come Gesù si è chinato a
lavare i piedi agli Apostoli, come il Samaritano si è chinato
sull'uomo mezzo morto sulla via. Servire significa lavorare a fianco
dei più bisognosi, stabilire con loro prima di tutto relazioni
umane, di vicinanza, legami di solidarietà”.
Mettere
le proprie energie e il proprio tempo al servizio degli altri
rappresenta oggi una grande risorsa, un passo avanti verso il
riconoscimento di valori civili e umani. Per essere solidali
veramente dobbiamo imparare a riconoscere e accogliere le domande di
giustizia, di speranza, e cercare insieme delle strade, dei percorsi
concreti di liberazione
Ogni
giorno, in questi centri d'accoglienza, nelle mense e negli altri
servizi della Caritas, tante persone, giovani e anziani, si mettono
in fila per un pasto caldo, cercano un posto sicuro dove riposare,
sanno di poter trovare parole e gesti di solidarietà concreta.
Queste persone ricordano sofferenze e drammi dell’umanità. Ma
quelle file dicono anche che fare qualcosa, adesso, tutti, è
possibile. Basta bussare alla nostra porta, e dire: “Io ci sono.
Come posso dare una mano?”.