Il
consiglio comunale andato in scena lo scorso mercoledì 29 luglio
certifica due verità non più nascoste: innanzitutto che alle nostre
latitudini le sedute consiliari sembrano assomigliare più al format
televisivo di canale 5 “Uomini e donne” che a un momento di serio
dibattito tra i rappresentanti delle varie forze politiche in seno
all’organo elettivo del comune; in secundis, ma non di importanza
minore, che è stato approvato il regolamento relativo alla
tariffazione dell’imposta sui servizi indivisibili (la TASI, per
intenderci) che quindi saremo costretti tutti a pagare.
Ma
partiamo dall’inizio. Vista l’esigenza di approvare il bilancio
di previsione per l’esercizio finanziario 2015, non più
differibile giacché con decreto del Ministero dell’interno era
stato fissato nel 30 luglio il termine di scadenza per l’approvazione
dei regolamenti riguardanti la fiscalità locale, il presidente del
consiglio comunale Carlo De Fiori convocava per lunedì 27 luglio in
prima seduta l’assise nella sala convegni di via Vanvitelli.
Non
appena tra le fila della maggioranza si intravedevano alcune
defezioni, i consiglieri di opposizione abbandonavano l’aula
facendo venir meno il numero legale e mettendo a nudo le difficoltà
e gli equilibri scricchiolanti della maggioranza, costretta a
procrastinare di un paio di giorni la discussione e la votazione dei
relativi punti all’ordine del giorno.
Qualche
ora dopo il presidente del consiglio comunale De Fiori inviava una
stizzita lettera ai consiglieri di maggioranza con la quale convocava
una riunione pre-consiglio per serrare le fila del gruppo, esortando
alcuni di essi (il consigliere Torsello) a non prendervi parte poiché
considerati non graditi. Il tenore di tale missiva costituisce la
cartina di tornasole dell’aria che aleggia attorno ad
un’amministrazione che, incapace ormai di fronteggiare i mal di
pancia interni, mostra i muscoli per difendere quella piccola
porzione di terreno rimasta sotto i piedi e non ancora franata: un
autogol abbastanza imbarazzante che segnala le difficoltà di una
coalizione a tinta PD senza più un preciso progetto politico per il
governo della nostra realtà e senza idee innovative per il rilancio
del territorio. A ciò si aggiunga la grave condotta politica del
presidente del consiglio, che dovrebbe essere organo super partes e
garantire la serenità e l’equilibrio del lavoro di tutti i
consiglieri comunali senza limitarne facoltà e azioni. Nella realtà
dei fatti si è trasformato, invece, nel “capo bastone” che regge
le fila dell’intera compagine PD!
Mercoledì
29 luglio finalmente si teneva il consiglio comunale e, come nella
migliore delle trame del pomeriggio della De Filippi, iniziavano tre
ore di interventi surreali con un balletto di accuse e smentite in
tipica salsa italica della serie “siete bravi a inaugurare opere
ideate e realizzate durante il nostro quinquennio”, “ci tacciate
di non aver fatto nulla ma voi state dimostrando di esser peggio”
seguite subito dall’immancabile “noi stiamo realizzando quanto
promesso in campagna elettorale a differenza vostra”. A tutto
questo faceva da sfondo un continuo via vai dal proprio posto dei
consiglieri e una vasta selezione di suonerie di cellulari all’ultimo
grido.
Ore
e ore di sproloqui vuoti di contenuto e privi di senso a cui nessuno
si è sottratto, in un contesto nel quale sarebbe forse stato più
proficuo concentrarsi sulle singole voci del bilancio, chiedendo lumi
magari sulla mancata rinegoziazione dei mutui da parte del comune o
sull’esoso dispendio di risorse per il servizio della raccolta dei
rifiuti a fronte di un servizio pessimo o ancora sull’individuazione
di tagli alla spesa corrente improduttiva del personale. Insomma, era
lecito auspicare un dibattito mirato che potesse spingersi oltre la
discussione sull’ opportunità di introdurre o meno una nuova tassa
e che riguardasse una visione a più ampio respiro dell’intera
vicenda!
L’unica
notizia di rilievo, nel marasma e nell’approssimazione generale,
riguardava l’approvazione del regolamento sulle tariffe della TASI,
la tassa sui servizi indivisibili “che saremo costretti a pagare
per far fronte ai tagli del governo Renzi sui trasferimenti agli enti
locali”, così come sostenuto dall’assessore Giuseppe Fontana.
Se
il diritto di dolersi per l’operato non condivisibile di un governo
è sacrosanto, risulta francamente curioso che un’amministrazione
comunale come quella mottolese targata PD censuri tali scelte quando
non è altro che l’espressione territoriale dello stesso esecutivo
che quei tagli agli enti locali ha pensato e compiuto.
Registrate,
quindi, da parte del centro-destra le classiche affermazioni
demagogiche prive di qualsiasi approfondimento o proposta, a cui ha
fatto seguito voto contrario, i consiglieri di maggioranza e la
Giunta, dal canto loro, non si sono certo distinti per acume e non
hanno saputo trovare migliore soluzione che votare per l’introduzione
di un nuovo salasso per le tasche dei cittadini, già stremati da una
pressione fiscale alle stelle. Per ovviare a delle politiche che il
loro stesso partito a livello nazionale impone!
L’inversione
di rotta tanto sperata e un maggiore qualità del dibattito
politico-culturale da tanti paventata sono solo fervida
immaginazione. La realtà è che l’immobilismo e il tirare a
campare sono la filosofia che sottende alle scelte e alla gestione
del comune di Mottola!
Non
possiamo far altro che pagare la Tasi e attendere che i tempi siano
maturi per poter cancellare con un colpo di spugna il brutto ricordo
di una amministrazione approssimativa e incapace.