«Non
siamo una provincia di serie “B”, meritiamo consorzi in grado di
fornire servizi e non solamente capaci di prosciugare i nostri
conti». Il presidente della Federazione Provinciale Coldiretti
Taranto, Alfonso Cavallo, ha commentato così l’arrivo delle
cartelle per il pagamento del contributo consortile “630”, ormai
avvertito dal mondo agricolo ionico come un pesante balzello.
Gli
agricoltori della provincia di Taranto, infatti, subiscono il “fuoco
incrociato” di due consorzi, entrambi commissariati: “Stornara e
Tara” e “Arneo”. «Il contributo “630” – ha continuato
Cavallo – dovrebbe essere il corrispettivo per le opere di
manutenzione effettuate dai consorzi, ma Coldiretti ha potuto
riscontrare con il proprio personale come nei canali non si
intervenga da tempo. Basterebbe, peraltro, ricordare ciò che accade
ogni volta che le precipitazioni si abbattono copiose sui nostri
territori: campi inondati, produzioni distrutte, viabilità
compromessa. Il dissesto idrogeologico, inutile negarlo, dipende
anche dalle negligenze dei consorzi». I cui effetti sono, purtroppo,
molteplici: oltre i danni subiti, gli agricoltori devono sopportare
anche i ritardi degli indennizzi. Ad esempio, nella zona occidentale
della provincia (Ginosa in particolare) si attendono ancora quelli
relativi all’alluvione del 2013.
Coldiretti
Taranto, quindi, non professa l’evasione ma invoca efficienza.
Pagare il “630”, infatti, è sacrosanto di fronte a risultati
concreti: «A Foggia, per citare un esempio virtuoso, tutto ciò
accade – ha spiegato il direttore provinciale Aldo De Sario –
perché il consorzio locale ha fatto investimenti tali da permettere
agli affiliati di pagare l’acqua quasi un terzo di quanto la
paghiamo qui: 0,15 euro a metro cubo contro 0,40. Le aziende si
aspettano questo, noi ci aspettiamo che Taranto abbia un piano per le
irrigazioni e le bonifiche, che la zona orientale non rimanga a secco
dovendo ovviare solo con i pozzi privati e che la zona occidentale
non venga sommersa alle prime piogge».
L’arrivo
delle cartelle, inoltre, fa negativamente il paio con la decisione
della Regione Puglia di prorogare per un altro anno il
commissariamento dei consorzi. I già citati “Stornara e Tara” e
“Arneo”, insieme a “Terre d’Apulia” e “Ugento e Li
Foggi”, si trovano in queste condizioni dal 2011 e complessivamente
hanno raggiunto quasi 400 milioni di euro di debiti, molti dei quali
nei confronti della stessa Regione: «Questa decisione non aiuta il
processo di normalizzazione – ha tuonato Cavallo –, appare come
l’ennesima prova del disimpegno della politica regionale. Ma quel
debito non può ricadere sulle spalle degli agricoltori: noi dobbiamo
far fronte già a troppe difficoltà, il comparto non può accollarsi
questo peso». L’appello, insomma, è a non perdere ulteriore
tempo: «I nostri rappresentanti istituzionali non possono
permetterselo – ha aggiunto De Sario –, perché la vera sfida non
è cancellare i consorzi ma renderli funzionali».
La
strada per ottenere questo risultato esiste. Coldiretti sostiene da
tempo la necessità che si ragioni sull’utilizzo delle acque
affinate dei depuratori per irrigare i campi, ma l’opportunità più
concreta arriva dall’Europa: «Dobbiamo sanare il pregresso –
hanno concluso Cavallo e De Sario – e intercettare tutte le risorse
comunitarie investibili per il rilancio dei consorzi, che sono
essenziali per la vita delle aziende. Chiederemo presto un confronto
con i rappresentanti politici della Regione: i consorzi devono
tornare ad essere utili all’agricoltura».