PALAGIANO (TA). Il
corpo di Alhassan Zokan, il 19enne ghanese trovato senza vita nella
piscina del villaggio abusivo di Pino di Lenne lo scorso 1° agosto,
è stato sepolto nel cimitero islamico di Puglia, a Bari.
Non è stato
semplice per lo Svegliarci Palagiano, che gestisce il Cas, il Centro
di Accoglienza Straordinaria, da cui Alhassan Zokan era uscito solo
il 12 luglio scorso, riuscire a gestire l’intera situazione. Una
delle difficoltà maggiori era stata proprio quella di trovare un
luogo da destinare alla sepoltura e le risorse economiche necessarie
a procedere. Ci avrebbe dovuto pensare la famiglia di Alhassan, ma
quei soldi non li aveva.
Così, lo Svegliarci
Palagiano, presieduto da Angela Surico, aveva contatto la “Corporate
Affairs Division - Halal International Authority, per valutare se ci
fossero le condizioni per seppellire il corpo di Alhassan nel
cimitero islamico di Puglia così come, poi, è stato fatto nei
giorni scorsi o se fosse stato possibile procedere al rimpatrio della
salma.
Si è optato per la
prima soluzione. Reperiti 2.200 euro, in parte messi a disposizione
dallo stesso Svegliarci, in parte racimolati grazie al contributo di
molti. Il corpo di Alhassan Zokan è stato accolto nella moschea
attigua al cimitero islamico di Bari dall’Imam Mohammed Alì
Alessandro Pagliara, dopo essere stato preparato secondo quello che è
il rito musulmano: lavato dai parenti, cosparso di oli e avvolto in
un sudario, messo a disposizione dall’associazione “Salam” di
cui è presidente Simona Fernandez.
“Una vicenda che,
almeno nell’aspetto umano, sembra essersi conclusa grazie anche –
ricorda Angela Surico – al supporto, ognuno per il proprio ruolo,
delle associazioni della Rete della Pace di Taranto, della comunità
islamica pugliese di Bari, dei singoli cittadini che hanno
partecipato a raccogliere le risorse economiche necessarie a far
compiere, ad Alhassan Zokan, il suo ultimo viaggio. Un grazie anche
alla stazione dei Carabinieri di Palagiano, guidati dal comandante
Sergio De Bellis, per la massima collaborazione dataci nel
rintracciare i parenti del giovane: il fratello Baba Idriss giunto da
Malta e lo zio materno Hasimin da Vicenza”.
Ed è proprio
quest’ultimo che, ora, rompe il silenzio: “Grazie a tutti. Grazie
ad Angela e al suo staff; sono stati la nostra famiglia, in questo
periodo ci sono stati sempre vicini, ci hanno garantito accoglienza
umana e materiale, un tetto, cibo e, soprattutto, tanto affetto. Ma
ora - dice Hasimin – vogliamo la verità sulla morte di Zokan:
perché si trovava lì, in una piscina che doveva essere vuota? Chi è
responsabile della sua tragica fine?” Tutti interrogativi cui sarà
la Procura a dare delle risposte.