Tre
alla sbarra per un duplice omicidio, commesso con fredda
determinazione. Mai come in questo caso, però, il processo che
chiama in causa i presunti autori appare complicato.
A renderlo poco
trasparente, infatti, è la trascrizione delle intercettazioni
ambientali che furono realizzate nel giorno in cui Domenico Attorre e
Domenico Petruzzelli furono uccisi. L'omicidio a colpi di pistola
scattò nel maggio 2010 fra Palagiano e Mottola. Alla sbarra
compaiono il mottolese Pietro Cisternino, e poi Pasquale Fronza e
Francesco Mancini, entrambi di Palagiano, che sono chiamati in causa
da una serie di intercettazioni.
Proprio
le intercettazioni sono gli elementi d'accusa più importanti.
Tuttavia, ciò che è avvenuto ieri fa ritenere che l'attività
trascrittiva sia tutta da rifare. Magari affidata ad un perito
diverso da quello su cui si sono concentrati, nell'udienza di ieri,
gli strali di accusa pubblica, sostenuta dal pm Giovanna Cannarile e
dal procuratore aggiunto Pietro Argentino, e dalla difesa, avvocati
Ignazio Dragone e Franz Pesare.
Due
gli elementi di perplessità sostanziali: da un lato il fatto che le
trascrizioni operate dal perito non collimano affatto con quelle dei
consulenti di parte: l'ingegner Bonica per la difesa, l'ingegner
Caforio per l'accusa; dall'altro la circostanza che ieri le parti
hanno contestato molti passaggi delle trascrizioni entrate negli atti
del dibattimento.
Durante
l'udienza, per esempio, è stato dato atto che, mentre in alcuni
punti la trascrizione originale era stata caratterizzata dalla
dizione “non comprensibile”, alcuni concetti e frasi erano, al
contrario, perfettamente percepibili. Eclatante, per fare un altro
esempio, è stato il fatto che durante la trascrizione una fonte
intercettata sia stata citata come “uomo”, mentre durante
l'ascolto delle intercettazioni la stessa era chiaramente una donna.
Tutte queste anomalie, com'è facile evincere, sono sembrate tali da
poter inficiare l'effettiva valenza degli atti a disposizione della
Corte d'Assise, il cui presidente (dottoressa Rina Trunfio, a latere
dottoressa Fulvia Misserini, più sei giudici popolari) ha lasciato
trasparire la possibilità di un nuovo affidamento di perizia
trascrittiva. “Ma non allo stesso perito”, ha sottolineato
l'avvocato Franz Pesare, per il quale non sussisterebbero motivi di
opportunità tali da affidare il lavoro allo stesso professionista
che non è sembrato, almeno in quella circostanza, inappuntabile.
Sia
come sia, nella prossima udienza, saranno i consulenti di parte ad
interloquire, proponendo le rispettive versioni su quei dialoghi
intercettati.
Fonte:
IL NUOVO QUOTIDIANO DI PUGLIA