In
Nomine Patris et filii, nasce nel 2011 dalla penna di Giuseppe
Fontana, pubblicato sul blog "La penna del diavolo" (ora
inattivo, ndr), in un confronto tra blogger avente come tema la
vendetta.
E
di una vendetta atroce parla il cortometraggio che il regista Tommaso
Greco ha tratto da questa storia. Protagonisti un figlio (Angelo
Mansueto) ed un padre (Donato Mastrangelo) immersi nel vuoto delle
loro vite, simboleggiato dalla cava in cui il cortometraggio è stato
volutamente girato.
Il processo del figlio nei riguardi del
padre si conclude con un atto di rivolta estrema, giunto al limite
della rinuncia alla propria esistenza. L'esperienza di questo
cortometraggio, che vede nel team il fotografo Andrea Rankan e e il
filmaker Vittorio Pedone, ha rappresentato l'inizio di un'amicizia
tra tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione del
progetto, che è il fondamento per nuove produzioni già in cantiere.
Presentato il 6 agosto 2013, il cortometraggio è stato
successivamente pubblicato online il 31 gennaio 2014.
Sinossi
del cortometraggio:
“Due
generazioni che giungono al limite della loro incomunicabilità , in
un surreale incontro dove i conflitti di un'intera esistenza giungono
alla loro ultima espressione. L’uno di fronte all’altro immersi
in un vuoto che obbliga all’ascolto, in un silenzio che sgombra il
campo dagli alibi dell’incomprensione. "In nomine patris et
filii" è un atto di accusa senza appello, un atto di rivolta
che libera la vita contratta di un uomo, attraverso la sua massima
forma di autodistruzione. La rivolta non conosce speranza, ma assume
più i connotati di una atroce vendetta. La restituzione violenta di
una misera esistenza, ripudiata con disprezzo. Dall’intimità di un
giovane uomo che si riscopre nudo e rassegnato, si respira l’angoscia
di un’intera generazione che non può più guardare al futuro".
Fonte: piazzanews.it