Alle
prime ore dell’alba dalla Chiesa del Carmine esce la processione
dei Misteri, dodici complessi statuari: Gesù nell’Orto degli
Ulivi, Gesù alla Colonna, Gesù incoronato di spine, la Caduta, la
Veronica con il volto di Gesù e la Veronica con la tunica, Gesù in
croce, Gesù deposto alla croce, la Pietà, il Calvario, la bara di
Gesù Morto e l’Addolorata.
Ad
aprire il corteo processionale è “U Fischett”, ovvero la bassa
musica. Seguono il troccolante e lo stendardo della Confraternita del
Carmine listato a lutto, la croce dei Misteri con la corona di spine
ed il sudario di lino bianco. E, poi, “U Mazzir” e centinaia di
paranze tra un Mistero e l’altro.
La
processione è scandita dal lento incedere delle paranze, oltre
ottocento. Sono incappucciate e hanno la corona di spine di melograno
sul capo, il cingolo bianco intrecciato al cinto, i guanti e la
tunica bianchi, lo scapolare marrone con la scritta
“Decor” avanti e “Carmeli” dietro, sormontato dalla
mozzetta di color paglino, su cui è appuntato un fiocco di color
nero in segno di lutto.
Nella
mano destra stringono “U Prdon”, un bastone di color bianco e in
segno di penitenza camminano scalzi. I piedi sono impolverati,
dolenti, stanchi. Sono uomini, donne e bambini, tutti confratelli e
consorelle del Carmine. In perfetta e silenziosa compostezza, a passo
lento e andante annunciato dal troccolante ripercorrono le vie
principali del paese, accompagnati dalle marce funebri della
passione.
Oltrepassano
la soglia della centralissima parrocchia di via Mazzini alle prime
ore dell’alba, per fare rientro attorno a mezzogiorno, quando molti
dei confratelli si lasciano andare ad un pianto commovente, quasi
liberatorio, come se avessero rivissuto durante quel lungo e sofferto
peregrinare il dolore del martirio di Cristo. Le statue pesano, le
lunghe ore di cammino anche.
La
gente si assiepa lungo i marciapiedi e in silenziosa compostezza
osserva il passaggio delle statue: c’è chi si commuove, c’è chi
si inginocchia al passaggio del Cristo Morto. La suggestione emotiva
è tanta, la singolarità del momento è davvero unica.