Da
Siviglia, in Spagna, a Mottola, passando per Taranto: la pietà
popolare, la tradizione, la fede diventano protagonisti di questa
Settimana Santa. Le modalità, con cui viene vissuta, attraverso i
riti, sono diverse; lo spirito, identico.
In
Spagna, come nel capoluogo tarantino e nella cittadina mottolese, si
svolgono le processioni dei Misteri. Quella della Confraternita del
Carmine, a Mottola, esce alle ore 6 del Sabato Santo, esattamente
come avviene a Siviglia. Ad aprirla, in entrambi i casi, precedendo
il primo complesso statuario, sono i bambini: incappucciati a
Mottola, i cosiddetti “paranzodd”; con un cono calato sul capo,
nella città spagnola.
A
Siviglia, le paranze mottolesi, diventano i nazarenos: procedono con
un dondolio molto veloce e ritmato. A Mottola, invece, l’andamento
è molto lento: i confratelli spostano il peso prima su un piede, poi
sull’altro e “nazzicano”. Anche l’abito è completamente
diverso: quello sivigliano è costituito da una tunica; il volto è
coperto da una maschera e da un copricapo appuntito e rigido. La
mozzetta ovvero la mantellina, che i confratelli indossano sul
camice, rispetto alla nostra, è piuttosto lunga. In mano portano dei
ceri o insigne.
Anche
i confratelli del Carmine sono incappucciati, ma hanno la corona di
spine di melograno sul capo; il cingolo bianco, intrecciato al cinto;
i guanti e la tunica bianchi; lo scapolare marrone, con la scritta
“Decor”, avanti e “Carmeli”, dietro, sormontato dalla
mozzetta di color paglino, su cui è appuntato un fiocco di color
nero, in segno di lutto. Nella mano destra stringono “U Prdon”.
Le
statue, in tutto dodici, portate dai Confratelli del Carmine in
processione, il Sabato Santo, sono molto semplici: a parte
l’Addolorata, statua lignea, le altre sono tutte in cartapesta. A
Siviglia, invece, sono baroccheggianti e pesantissime, arrivando a
pesare sino a 2.000 kg. Non sono singole statue, ma veri e propri
gruppi statuari, chiamati pasos. Le nostre sono portate da quattro,
massimo otto confratelli col volto scoperto. I “portatori”
sivigliani, invece, non si vedono in volto perché sono sotto la
statua e sono tantissimi.
Sia
a Mottola che a Siviglia, però, a formare il corteo processionale,
il Sabato Santo, ci sono i confratelli, che portano croci di legno: i
Penitentes spagnoli, come i crociferi del Carmine, percorrono scalzi
tutto il tragitto; spesso, lo fanno per compiere un voto. Ma, sia
pure vestiti come i Nazareni, i Penitenti non portano il cappuccio,
per cui la parte superiore del coprivolto pende dietro. I crociferi
mottolesi, invece, sono completamente incappucciati.
E’
la Croce guida (Cruz de Guía), l’insegna ad aprire la processione
sivigliana, affiancata da due nazareni, che portano delle lucerne. A
Mottola, apre “U Fischett” ovvero la bassa musica, il troccolante
e lo stendardo della Confraternita del Carmine, listato a lutto.
Segue la croce dei Misteri, con la corona di spine ed il sudario di
lino bianco. Per i sivigliani la parte più importante di tutta la
processione è il passaggio del Palio, Paso de Palio o Paso para la
Virgen: è il Mistero con la Vergine, detta anche l’Addolorata,
l’Amarezza o, in modo ottimista, la Speranza. Anche per i
mottolesi, il passaggio dell’Addolorata, insieme a quello del
Cristo Morto, è il più importante. Ma se a Siviglia, al passaggio
della Vergine, i fedeli si lasciano andare ad un tripudio di
applausi, a Mottola, tutto è silenzio: sono solo le marche della
passione a scandire questo momento davvero suggestivo ed emozionante.
Tuttavia,
a Mottola, come a Taranto e Siviglia, c’è un elemento, che annulla
ogni differenza: è la devozione della folla, che si accalca per le
strade e sui marciapiedi. E’ la fede che annulla le distanze e
rende la Settimana Santa universale, in ogni luogo, anche oltre mare.
Maria Florenzio