Pur
gelida serata, affollata riunione di agricoltori nella salone della
Tenuta Dell’Aquila, organizzata dal tavolo Verde di Paolo Rubino,
Franco Parisi e Pietro Ricci, con l’assessore regionale
all’agricoltura Fabrizio Nardoni e il presidente della
Confagricoltura Gerardo Giovinazzi, in sala l’ex numero due della
Coldiretti Paolo Nigro e i consiglieri comunali di FI Vito Minei e
Antonio Perrone.
Per l’agricoltura s’avvera il motto che “non
c’è limite al peggio”: insieme con la mancanza di una politica
agricola, con lo sciupio dei soldi europei, con la disastrata
situazione per l’interessato caos di Inps e banche, degli oneri
sociali, con la diossina che spinge fuori mercato i prodotti
dell’hinterland tarantino, ecco che ora, con la fine delle quote
latte, occasione, tanto per cambiare, di truffe e corruzione, la
liberalizzazione del latte che sta per allagare l’Italia al prezzo
di 35 euro al litro e come se non bastasse il caos dell’Imu
agricola, incostituzionale vessazione fiscale per che un settore
economica primario in grave crisi strutturale.
Il latte pugliese, quello degli “ubertosi pascoli” per dirla con gli antichi poeti, è il migliore del mondo e le sue sostanze hanno un molteplice uso, ora sta per diventare invendibile, però la centrale di Taranto è chiusa da due anni ed oramai svuotata dall’interno. Se non possiamo competere con il latte forestiero, ha detto Rubino, dobbiamo trovare un’altra soluzione, e cioè riaprire la Centrale trasformando le sue maestranze, oggi cassintegrate, in cooperativa e procedere alla nostra trasformazione e commercializzazione dei 60 quintali giornalieri del latte ionico. E i soldi per questa soluzione impegnativa e rivoluzionaria, ci sono. Bisogna soltanto chiederla, anzi pretenderla. A sostegno della tesi “riprendiamoci la Centrale” due suoi ex lavoratori.
L’altro insulto all’agricoltura, il pagamento dell’Imu, è stato trattato da Franco Parisi, il quale ha intravisto in quest’altra tassa sulla già esangue agricoltura, una lesione di dignità umana. L’Imu, ha detto l’ex prof. di Filosofia, oggi presidente di una cooperativa dei Clementine, intanto è incostituzionale, perché non si possono tassare gli strumenti di lavoro e di reddito, e i campi tali sono, e per di più è una tassa impagabile perché l’agricoltura è in bolletta. In sala altri si chiedevano: ma perché Renzi toglie a chi ha poco invece che a chi ha molto? La risposta: perché lui, vuole appartenere a chi ha molto. Anche Gerardo Giovinazzi ha sostenuto l’illecicità dell’Imu.
Che fare, allora? Portate a noi le vostre bollette, ha detto Rubino, noi le restituiremo a chi ce le manda e metteremo a vostra disposizione i nostri avvocati.
Dal pubblico proposte intrise di rabbia: “occorre organizzare una rivolta”, e Rubino ha calmato i bollori dicendo che è in corso l’organizzazione di una proposta per trarre l’agricoltura dalla sua lunga crisi, che se cadrà nella sordità politica si tramuterà in rioccupazione della Statale 106, come già dieci anni fa.
L’assessore Nardoni ha chiuso i lavori raccontando il suo impegno per tutelare l’agricoltura pugliese e ha elencato molti episodi di agricoltura alternativa.
Però, resta una domanda: è possibile spiccare un salto nel futuro se il presente non è un solido punto d’appoggio?
Al momento la rabbia degli agricoltori è intrisa di rassegnazione, ma con l’irresolutezza dei politici e la concorrenza sleale e libera delle multinazionali o esplode o implode, comunque con gravi e lunghi danni personali e collettivi.
Fonte: Tavolo Verde.