Sit
– in di protesta, ieri mattina, all’ingresso dell’ex ospedale “Umberto I”, da
parte degli operatori della cooperativa “Spazi Nuovi” delle strutture del Dsm
di Lama e Tamburi, che, da quindici mesi, operano presso l’ormai chiuso
nosocomio mottolese.
Doveva
trattarsi di una sistemazione temporanea. “Il direttore generale dell’Asl
ionica aveva preso un impegno con le parti sindacali”, hanno detto Rosalba
Aprea e Francesco Laneve del Coordinamento Socio – Sanitario Assistenziale e
Psichiatrico della Funzione Pubblica Cgil, “in una concertazione all’interno
dell’Asl, il dottor Fabrizio Scattaglia aveva sottoscritto che, entro 120
giorni, a partire dal 1° Febbraio 2012, operatori e pazienti sarebbero
rientrati nelle sede naturali. Cosa che, ad oggi, non è avvenuta, fatta
eccezione per operatori e pazienti della struttura di Lizzano, che pure sono
stati ospiti dell’ex Umberto I ”.
Per
le realtà di Lama e Tamburi, invece, i tempi di rientro nelle sedi naturali si
stanno protraendo più del previsto, con un notevole disagio non solo per i
pazienti, in tutto ventotto, destinati alla riabilitazione psichiatrica, ma
anche per gli stessi operatori. Percorrono dai 30 ai 40 chilometri al giorno,
per raggiungere la cittadina mottolese, rimettendoci circa 300 euro mensili per
le spese di viaggio. “Ed un esborso di 300 euro, su uno stipendio mensile di
1.200 euro lordi, ha il suo peso.
Raggiungere
l’ospedale mottolese – hanno lamentato gli operatori – è come pagare un mutuo,
che ci hanno appioppato in maniera involontaria. Abbiamo subìto un
trasferimento coatto ed il danno economico, che, da quindici mesi sopportiamo,
è considerevole. Le sedi originariamente in cui dovremmo lavorare,come da
contratto sono Lama e Tamburi. E, lì, vogliamo ritornare, visto che, sul
rimborso spese, ad oggi, tutto tace”.
I
trentadue operatori, che si alternano in tre turni, 8-14, 14-20 e 20-8, sono
esasperati. Diverse sono state le trattative intraprese in questi mesi. Si era
arrivati anche ad un accordo, che prevedeva un rimborso economico simbolico, a
carico dell’Asl e del datore di lavoro ovvero della coop. “Spazi Nuovi”: “Solo
parole. Sino ad ora – denunciano gli operatori – nulla è stato ancora
formalizzato”.
MARIA
FLORENZIO
Fonte:
IL NUOVO QUOTIDIANO DI PUGLIA