Taranto
- La Cia Confederazione Italiana Agricoltori di Taranto evidenzia che
da un pò di giorni si registra una lieve tendenza al rialzo per le
quotazioni dell'uva da tavola Italia acquistata nei campi: dai
precedenti 0,40-0,50 euro si è passati a 0,55 euro.
La
questione dei prezzi è sempre spinosa da affrontare: quotazioni
stracciate vanno a indebolire il produttore e in parecchi casi il
valore non è adeguato, che si tratti di uva coperta o meno.
Vogliamo
ricordare che i costi di produzione dell’uva da tavola ormai sono
alti e il prezzo di mercato, laddove ci siano richieste, è
nettamente inferiore: infatti il prezzo medio è di gran lunga
inferiore al costo di produzione.
Durante
l’anno i produttori affrontano notevoli costi di lavorazione,
quest’anno incrementati dalla eccessiva presenza di acinino (che ha
richiesto maggiore manodopera) e dagli effetti meteorologici, dovuto
alle alte temperature, che hanno fatto incrementare i costi di
irrigazione. Bisogna incidere sui consumi che ristagnano per
l'alto prezzo al dettaglio della grande distribuzione a cui ormai si
allineano i pochi fruttivendoli rimasti; oltretutto al centro nord,
vista la presenza considerevole di extracomunitari, ciò non aiuta le
vendite poiché hanno abitudini alimentari diverse dalle nostre:
sarebbe opportuno attivare azioni di informazione rivolte a questi
cittadini.
Vista
l’esperienza spagnola, occorre rilanciare la categoria dei
grossisti ortofrutticoli nazionali attraverso una politica
comune dei mercati con un loro nuovo rilancio. E questo grazie anche
al ruolo fondamentale che potrebbero svolgere i mercati rionali e i
fruttivendoli del fresco, riaprendo la possibilità degli spostamenti
in città, visto la grande maggioranza di anziani che non possono
recarsi ai mercati o nei centri della GDO. Grazie ad accordi di rete
e partnership di sviluppo per la commercializzazione del Made in
Italy e la crescita dell'esportazione dei prodotti ortofrutticoli,
possiamo riprendere i mercati nazionali, ormai invasi da uve di
provenienza estera.
Anche
le denunce di questi giorni, sul caporalato, potrebbe incidere
negativamente sul mercato: bisogna combattere il fenomeno ma evitare
nel modo più assoluto di fare allarmismo e pertanto
bisognerebbe trovare delle soluzioni che possano aiutare le aziende
agricole che utilizzano un comportamento etico, oltre che abbattendo
i costi rilevanti della burocrazia, rendendo disponibili risorse e
organizzando la rete del trasporto pubblico per i braccianti;
peraltro vanno incentivate le aziende che nel tempo si sono
organizzate per trasportare i propri lavoratori. Vanno rilanciati, o
riformati, gli attuali centri per l'impiego che attualmente non
riescono a gestire la domanda e l'offerta del lavoro in agricoltura.
Infine
va comunque ricordato che l'embargo russo pesa tanto sull'agricoltura
pugliese e sui prodotti esportati dalla nostra provincia ionica.