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giovedì 1 ottobre 2015

PRODUTTORI IN GINOCCHIO E CONSUMATORI NON ACQUISTANO L'UVA DA TAVOLA PER PREZZI ALTI.


Taranto - La Cia Confederazione Italiana Agricoltori di Taranto evidenzia che da un pò di giorni si registra una lieve tendenza al rialzo per le quotazioni dell'uva da tavola Italia acquistata nei campi: dai precedenti 0,40-0,50 euro si è passati a 0,55 euro.

La questione dei prezzi è sempre spinosa da affrontare: quotazioni stracciate vanno a indebolire il produttore e in parecchi casi il valore non è adeguato, che si tratti di uva coperta o meno.
Vogliamo ricordare che i costi di produzione dell’uva da tavola ormai sono alti e il prezzo di mercato, laddove ci siano richieste, è nettamente inferiore: infatti il prezzo medio è di gran lunga inferiore al costo di produzione.
Durante l’anno i produttori affrontano notevoli costi di lavorazione, quest’anno incrementati dalla eccessiva presenza di acinino (che ha richiesto maggiore manodopera) e dagli effetti meteorologici, dovuto alle alte temperature, che hanno fatto incrementare i costi di irrigazione. Bisogna incidere sui consumi che ristagnano per l'alto prezzo al dettaglio della grande distribuzione a cui ormai si allineano i pochi fruttivendoli rimasti; oltretutto al centro nord, vista la presenza considerevole di extracomunitari, ciò non aiuta le vendite poiché hanno abitudini alimentari diverse dalle nostre: sarebbe opportuno attivare azioni di informazione rivolte a questi cittadini.
Vista l’esperienza spagnola, occorre rilanciare la categoria dei grossisti ortofrutticoli nazionali attraverso una politica comune dei mercati con un loro nuovo rilancio. E questo grazie anche al ruolo fondamentale che potrebbero svolgere i mercati rionali e i fruttivendoli del fresco, riaprendo la possibilità degli spostamenti in città, visto la grande maggioranza di anziani che non possono recarsi ai mercati o nei centri della GDO. Grazie ad accordi di rete e partnership di sviluppo per la commercializzazione del Made in Italy e la crescita dell'esportazione dei prodotti ortofrutticoli, possiamo riprendere i mercati nazionali, ormai invasi da uve di provenienza estera.
Anche le denunce di questi giorni, sul caporalato, potrebbe incidere negativamente sul mercato: bisogna combattere il fenomeno ma evitare nel modo più assoluto di fare allarmismo e  pertanto bisognerebbe trovare delle soluzioni che possano aiutare le aziende agricole che utilizzano un comportamento etico, oltre che abbattendo i costi rilevanti della burocrazia, rendendo disponibili risorse e organizzando la rete del trasporto pubblico per i braccianti; peraltro vanno incentivate le aziende che nel tempo si sono organizzate per trasportare i propri lavoratori. Vanno rilanciati, o riformati, gli attuali centri per l'impiego che attualmente non riescono a gestire la domanda e l'offerta del lavoro in agricoltura.

Infine va comunque ricordato che l'embargo russo pesa tanto sull'agricoltura pugliese e sui prodotti esportati dalla nostra provincia ionica.