MOTTOLA.
Qualche ora di sano divertimento, ma anche di lezione di vita. Con
gli ospiti del Centro Diurno, ogni occasione è buona per apprezzare
la loro voglia di mettersi in gioco, ma anche per riflettere sui
comportamenti di ogni giorno.
Questa
volta, sempre con disinvoltura ed autoironia, si sono cimentati,
presso il Centro Polivalente, in piccoli sketch. Filo conduttore, il
tema dell’amicizia, per sottolineare il legame che dovrebbe
esistere tra il più forte e il più debole, quella complicità che
annulla le differenze ed unisce i cuori.
Riprendendo
un concetto aristotelico, Maria Rotolo, coordinatrice del Centro
Diurno, ha ricordato che “l’uomo è un animale sociale e, come
tale, ha bisogno di amicizia”.
Così,
nelle loro scenette, gli ospiti del Centro hanno rimarcato
l’importanza di relazionarsi: condividendo con gli altri, si impara
a crescere. Allo spettacolo hanno preso parte anche il sindaco Luigi
Pinto, Raffaele Ciquera dell’associazione “Con Elia nel cuore”
e le dirigenti scolastiche Anita Lupoli e Chiara Conte.
“Tra
questi ospiti c’è un profondo legame - è stato il commento di
Adriano Morales, presidente della cooperativa “La Vela”, che
gestisce la struttura -. Ogni giorno, sono complici l’uno
dell’altro ed ognuno si adatta alle esigenze, alle volte anche agli
umori degli altri, proprio come una grande famiglia, quale questo
Centro è, grazie anche al lavoro di Maria Rotolo e degli altri”:
le educatrici Donatella Silvestri e Beatrice Errico, l’O.S.S. Mimmo
Colucci, gli operatori sociali Tommaso Greco e Leo Caragnano e
l’ausiliaria Luigia Recchia.
“Essere
amici – ha continuato Morales - soprattutto nel campo lavorativo,
non è facile. Alle volte, però, bisogna cedere, per la serenità
del gruppo ed, in questo, gli ospiti del Centro Diurno sono maestri
di vita”.
L’iniziativa
si è conclusa con la proiezione di un cortometraggio, “E se
fossimo amici?”, improntato sul tema dell’integrazione tra il
diversamente abile col futuro. Domenico, ospite del Centro Diurno,
dipinge in villa comunale, ogni giorno per catturare l’attenzione
degli altri. Tuttavia, nessuno si accorge di lui. Solo Daniele, uno
studente dell’istituto comprensivo “Manzoni”, che è lì, con i
suoi compagni a giocare a basket, lo vede e gli si avvicina. Ma, solo
quando un operatore del Centro porta via Domenico, si accorge che era
seduto su una sedia a rotelle. I giorni passano e, a Daniele, si
aggiungono altri amici e, così, con Domenico, formano un vero
gruppo.
“Non
cediamo al pregiudizio. Non siamo un mondo a parte, ma una parte del
mondo”. Chiaro l’intento del cortometraggio, esplicito il suo
messaggio.
Maria
Florenzio