Domenica,
6 aprile, alle ore 10,30, la cerimonia di benedizione, in piazza
“Giovanni Paolo II”
PALAGIANELLO
(TA): Donare alla cittadina di Palagianello un ricordo indelebile,
che, mantenesse vivi, nella memoria, quegli oltre 140 anni di
convivenza con la ferrovia e con il lento, quasi atteso passaggio
giornaliero dei treni. Era questo il sogno di Giuseppe Cassandro,
laureato in Ingegneria Elettronica, specializzatosi, poi, in
Incidentistica ed Infortunistica Ferroviaria ed autore del software
di automazione, il primo in tutta Italia, del nodo ferroviario di
Bologna.
Giuseppe
avrebbe voluto che la cittadina di Palagianello, in qualche modo,
potesse preservare, dall’oblio del tempo, quei binari e quel
passaggio a livello, che, da piccolo, lo avevano sempre affascinato
ed incantato. Un sogno come tanti, che, però, la vita non gli ha
dato il tempo di realizzare. Per un melanoma, è venuto a mancare il
3 settembre del 2012. La malattia, a 41 anni, lo ha portato via agli
affetti familiari in soli trentotto giorni.
Eppure,
a Palagianello, in piazza “Giovanni Paolo II”, oggi padroneggia,
quasi con orgoglio, un’antica locomotiva a vapore, un tempo
alimentata a carbone, modello 851 matricola 113. E’ poggiata su un
tratto dei vecchi binari ed, accanto, vi è anche un altro cimelio:
un segnale ad ali semaforiche, che dava il via libera, quand’era
inclinato, alla partenza dei treni. Una bella vetrina della
tradizione ferroviaria, nella quale, però, non c’è solo un pezzo
di Storia, un richiamo ai trascorsi ferroviari della cittadina
ionica. Quella locomotiva è molto di più. E’ la testimonianza
tangibile dell’amore smisurato di un padre, Francesco, per il
figlio Giuseppe, al quale aveva trasmesso quella profonda passione
per i treni. A realizzare il sogno incompiuto di Giuseppe, oggi, è
proprio suo padre, a dimostrazione che ‹‹i legami, quelli veri –
ci dice Maria Grazia, sorella di Giuseppe - continuano anche … a
distanza, oltre la vita››.
‹‹Sul
tratto ferroviario Bari – Bitonto c’è una vecchia macchina a
vapore. Così, mio figlio – ci racconta commosso il sig. Francesco
- mi ha detto in sogno e quella locomotiva era proprio nel luogo, che
mi aveva indicato. L’ho acquistata all’asta giudiziaria, a Bari
e, com’era desiderio di Giuseppe, l’ho portata qui, a
Palagianello››. Una storia incredibile. Ma c’è dell’altro.
‹‹Quando, il 5 novembre scorso, la stavamo trasportando, prima
che si entrasse in paese, la locomotiva ha emesso uno scampanellio,
chiaro e nitido, ma tecnicamente inspiegabile. La locomotiva – ci
dice il sig. Francesco - parlava››. E continuerà a farlo, da
quella piazza, in cui è stata collocata ad imperitura memoria.
Il
sig. Francesco Cassandro, originario di Palagianello, residente a
Bari, ex ferroviere, per 18 anni segretario compartimentale della
Cisl Ferrovieri, l’ha voluta donare al Comune. E’ un contributo
alla storia delle Ferrovie dello Stato, un omaggio alla città, che
gli ha dato i natali e, soprattutto, un tributo alla memoria del
figlio Giuseppe.
Al
Comune, attraverso alcune imprese, ma anche con la collaborazione di
numerosi volontari, il compito di ristrutturarla, ripulendola dalla
ruggine e, soprattutto, dai segni della dimenticanza. Oggi, sembra
nuova di zecca, come appena uscita dalla Breda Ferroviaria, quasi
fosse il 1904. Il sogno di Giuseppe ha, così, preso forma.
Sarà
benedetta domenica, 6 aprile, alle ore 10,30, durante una cerimonia,
alla quale sono state invitate molte autorità civili e militari.
Interverranno: il sindaco di Palagianello Michele Labalestra,
affiancato dal presidente del Consiglio Comunale Vito D’Aniello,
che, come dirigente movimento ferroviario, ha seguito l’intero
iter; Mario Michele Elia, amministratore delegato RFI FS; il sig.
Francesco Cassandro. Sarà l’amministratore diocesano don Giuseppe
Favale ad impartire la benedizione. A moderare i lavori, sarà Maria
Grazia Cassandro.
Maria Florenzio
Maria Florenzio
Cenni storici e Dati tecnici della locomotiva
LOCOMOTIVA
A VAPORE FS 851 già RA 27O
STORIOGRAFIA
E CARATTERISTICHE TECNICHE
ANNI
DI COSTRUZIONE: 1898 – 1911
QUANTITA
PRODOTTE: 207
QUANTITA’
ESISTENTI MUSEALI: 12, nelle seguenti località:
851
113: monumento storico museale a Palagianello ( TA ); 851 –
043: a Bologna; 851 110 museo FS di Pietrarsa; 851 – 057: Tirana
(Albania); 851 – 066: Fossalta di Portogruaro; 851 – 074: museo
ferroviario piemontese Torino; 851 – 103: Nizza Monferrato; 851 –
105: Faenza; 851 – 112: Mestre; 851 – 130: Rapallo: 851 – 186:
Como; 851- 203: Guastalla.
DIMENSIONI:
9.000 mm. (lunghezza tra i respingenti);
MASSA
IN SERVIZIO: 43 tonnellate;
MASSA
ADERENTE: 43 tonnellate;
RODIGGIO:
O- 3;
DIMENSIONI
RUOTE MOTRICI: 1510 mm.
DISTRIBUZIONE:
Walschearts:
VAPORE
: saturo;
ESPANSIONE:
semplice;
POTENZA
ORARIA: 294 Kw.
VELOCITA
MASSIMA OMOLOGATA: 65 KM./h;
ALIMENTAZIONE
: carbone;
AUTONOMIA:
acqua: 5.700 litri; carbone : 1.400 Kg.
CENNI
STORICI
Le
locomotive a vapore del Gruppo FS 851 a tre assi accoppiate, furono
ordinate alla fine dell’ottocento dalla Rete Adriatica ed inserite,
con la denominazione RA 270 nel loro parco di trazione.
Ciò
si rese necessario in seguito al completamento delle linee
ferroviarie Sulmona – Isernia e Candela – Potenza che presentano
pendenze del 28%o, all’aumento della composizione dei treni e
quindi delle masse delle carrozze viaggiatori. Pertanto, la Società
Ferroviaria denominata RETE ADRIATICA, fece progettare dal suo
Ufficio Tecnico di Firenze, una nuova locomotiva a vapore in grado
di soddisfare tali esigenze ed anche di sostenere lo sforzo di
trazione delle locomotive titolari, specialmente sulle linee
ferroviarie acclive, ponendole in testa o in coda ai treni ( doppia
trazione ).
A
partire dal 1898 furono consegnate 18 unità destinate sulle linee
Sulmona – Isernia ; Potenza – Candela; Terni – Ancona e
Pescara – Avezzano. Gli ottimi risultati di esercizio indussero la
Rete Adriatica a far costruire un secondo sottogruppo di 24 unità
che fu consegnato fra gli anni 1901 e 1904 e di cui faceva parte la
851 – 113 ( già RA 270 ) qui esposta come monumento storico e
costruita dalla Breda di Milano appunto, il 1904.
LE
COSTRUZIONI FERROVIARIE IN ITALIA
Giova
qui ricordare alcune date significative della costruzione della rete
ferroviaria nazionale, inesistente dopo l’Unità d’Italia, salvo
alcune linee. Lo
Stato liberale dell’epoca, avviò sin dal 1860, una politica
infrastrutturale dell’intero territorio nazionale, date le
stringenti richieste di collegamenti stabili da nord a sud che solo
la strada ferrata avrebbe garantito, sia per lo sviluppo economico
del Paese,sia per il progresso sociale degli italiani. La ferrovia,
pensò, e attuò subito lo Stato, era lo strumento idoneo adatto a
stabilire l’integrazione fra i cittadini, favorendo, così , la
loro nazionalizzazione. Inoltre, la costruzione della ferrovia
avvenne anche dietro le spinte dei progressi della tecnica, dello
sviluppo delle reti ferroviarie europee, della navigazione a vapore,
delle comunicazioni tra stati e continenti che movimentarono merci,
uomini e informazioni.
La
Puglia fu pienamente investita da tali progressi, e le province ed i
comuni, furono pronti a raccogliere tale sfida. Questa idea di
unificare il neo Stato Italiano tramite una rete ferroviaria
capillare, portò a realizzare l’attuale ramificazione dei binari
con le attivazioni e aperture delle seguenti tratte ferroviarie (
citiamo le più importanti e significative ) :
1864
: ORTONA - FOGGIA di Km.154,3;
1864
: FOGGIA - TRANI di Km.80,5;
1865
: TRANI – BARI – BRINDISI di Km.153;
1865
: BARI - GIOIA DEL COLLE di Km.53;
1868
: GIOIA DEL COLLE - TARANTO di Km.61,5;
1869
: TARANTO PORTO - METAPONTO di Km.43,8.
1871
: FOGGIA - BENEVENTO di Km.102
In
pochi anni, quindi, con i mezzi di allora, furono realizzate oltre
600 Km. di linee ferroviarie in Puglia.
Nel
1876 riprese la politica delle costruzioni ferroviarie con le tratte
cosiddette trasversali, gli assi longitudinali costieri e centrali
dell’ Italia e fu completata le rete nazionale secondaria.
Infatti,
nel 1886 fu costruita la Taranto – Brindisi di 68,5 Km.,
configurata come proseguimento della Napoli – Potenza – Taranto e
come collegamento della Calabria Jonica, della Basilicata e della
Campania con il basso adriatico verso oriente; raccordando i tre
porti più importanti della Puglia ( Bari – Taranto – Brindisi )
e chiudendo un tracciato triangolare al centro del territorio
regionale, rilanciando, così, l’economia di un’area geografica
che avrebbe imposto, per un lungo periodo, la propria egemonia sugli
equilibri territoriali della Puglia.
La
linea ferrata Taranto – Brindisi, costrinse Lecce ad un ruolo
subalterno e marginale nello sviluppo economico della cosiddetta
Terra d’Otranto. Partì, infatti, da quel momento, il processo di
disgregazione territoriale della Terra d’Otranto, portando alla
costituzione, nel 1923, della provincia di Taranto e nel 1927 di
quella di Brindisi.
La
Taranto – Brindisi portò, inoltre, la città di Taranto a
gravitare più nell’orbita barese e napoletana che su quella
salentina. Non è un caso che Taranto non ha mai avuto un
collegamento diretto ferroviario con Lecce.
Furono
scelte politiche dell’epoca che ancora oggi incidono nel contesto
infrastrutturale pugliese e non solo, ma anche nelle regioni e
province confinanti, ove spicca però, il mancato collegamento di
Matera con linee ferroviarie dello Stato che bisogna riprendere
perché interessa sul piano sociale ed economico un vasto
territorio, fra cui Laterza.
E
noi come Palagianello, ci impegniamo, a breve, ad organizzare un
Forum per riprendere questo progetto, allegato, di collegare Matera
alla rete FS, coinvolgendo appunto Matera, Castellaneta, Laterza e
Ginosa, oltre che le istituzioni nazionali e regionali. Non
dimentichiamo che Governi passati hanno speso oltre 600 miliardi di
vecchie lire per lavori ferroviari realizzati, tra Matera e
Ferrandina, e abbandonati.
Tutto
questo aumento costruttivo di infrastrutture in quell’epoca
storica, portò nel 1888 alla costruzione dell’Arsenale Militare di
Taranto, che assecondò la vocazione militare e industriale del
capoluogo jonico, in cui noi, come Palagianello e tutte le altre
città orbitanti, ne abbiamo fruito e ancor oggi ne fruiamo.
LE
FERROVIE NEL SUD DOPO LA 2^ GUERRA MONDIALE
Il
secondo conflitto mondiale portò l’Italia nella più disastrosa
catastrofe, in cui le strutture trasporti furono tutte militarizzate
ed i treni assunsero la funzione di trasporto di truppe, deportati e
rifornimenti. Il bilancio della guerra fu immane per le distruzioni
causate dai bombardamenti, il parco di locomotive a vapore ed
elettriche, di automotrici, di carrozze passeggeri e bagagliai, di
carri merci e navi traghetto, fu del 73%; le linee ferrate
distrutte, per cui si viaggiava, appena dopo la guerra, con tempi
biblici, basti pensare che, nel 1945, per andare da Bari a Roma,
s’impiegavano oltre 18 ore, rispetto alle 6,30 ore del 1938; per
Bologna da Bari, occorrevano 26 ore rispetto alle 10 ore del 1938.
A
tutto ciò si devono aggiungere, in particolare, le vittime civili
nelle stazioni ferroviarie a causa dei bombardamenti efferati, che
avevano lo scopo di fermare i rifornimenti e le truppe tedesche in
ritirata.
In
questa tragedia spicca la gloriosa Città di Foggia, nevralgico nodo
ferroviario, che subì, in vari giorni del 1943, ben 9 bombardamenti
da parte della RAF ( Inghilterra ) concentrati, in particolare,
sulla stazione FS, che causarono, stime ufficiali : 20.298 vittime
civili oltre alla distruzione degli impianti fissi della Materferro,
che gli valsero la Medaglia d’Oro al Valor Civile da parte del
Presidente della Repubblica, il 22 novembre 1959.
Fu
una pesante eredità per lo Stato repubblicano, che dovette
ricostruire quasi tutta la rete ferroviaria nazionale per i gravi
danni bellici subiti , ed a ripristinare il normale funzionamento del
sistema di trasporto ferroviario italiano. Fortunatamente, a
cominciare dagli anni ’50 con i finanziamenti del Piano Marshall e
della BIRS ( Banca Mondiale per la Ricostruzione e lo Sviluppo ) si
iniziò la ricostruzione della rete ferroviaria nazionale.