RISERVA IL TUO SPAZIO PUBBLICITARIO SU QUESTO SITO. PER INFORMAZIONI CONTATTA LA REDAZIONE: vivimottola@gmail.com

sabato 3 maggio 2014

UN MOTTOLESE IN GUATEMALA. MARCO SEMERARO SI RACCONTA.


La mia avventura in Guatemala come volontario dell’Associazione “Sulla strada” è stata davvero un’esperienza fantastica dal punto di vista educativo e formativo e che credo sia impossibile dimenticare. La missione è stata prevalentemente di carattere sanitario e quindi con un numero maggiore di personale medico rispetto a quello di supporto. 

Il progetto che l’associazione ha avviato ormai da tanti anni è un progetto a lungo termine che sta facendo la differenza per molte persone, non solo dal punto di vista sanitario ma anche dal punto di vista lavorativo e formativo. Oltre al progetto sanitario, l’associazione porta avanti anche un “progetto scuola” e un “progetto agricolo”. È stata fondata, infatti, una scuola frequentata ormai da più di 200 bambini e si è riusciti a dare un lavoro, appunto nel settore agricolo, a tutte quelle famiglie che sfortunatamente erano costrette in passato a lavorare nel confezionamento dei fuochi d’artificio. Contemporaneamente si è riusciti a sottrarre i bambini allo sfruttamento minorile e a mandarli a scuola. Uno dei principali scopi dell’associazione Sulla Strada è proprio quello di rendere autonoma la popolazione dei villaggi guatemaltechi, affinché possa soddisfare le proprie esigenze e non dipendere dallo sfruttamento di altri. Poiché non sono un medico, mi limiterò a raccontare della mia esperienza e del contatto diretto con questo popolo dalle antiche origini e costumi. Scrivere in poche righe del grande bagaglio di emozioni che quest’esperienza mi ha regalato mi risulta davvero difficile. Le cose che mi hanno maggiormente colpito sono state l’umiltà con il quale le persone hanno accettato l’aiuto che gli abbiamo offerto e il calore e la gentilezza con il quale ci hanno accolto. E’ impossibile descrivere l’insieme di emozioni che si prova quando un gran numero di bambini ti corrono incontro e ti abbracciano senza nemmeno conoscerti e ogni volta che la situazione si ripeteva era come provare nello stesso momento felicità, tristezza, compassione e amore. Vedevo in loro la felicità di incontrarci e giocare con noi e nello stesso tempo leggevo nei loro occhi la tristezza di chi non ha niente, bambini abbandonati a se stessi, ai quali mancavano acqua e cibo e ai quali veniva negato addirittura l’amore dei propri genitori. Ma la cosa che mi ha letteralmente lasciato a bocca aperta è stata la forza di chi, pur non avendo niente, continua a sperare. La stessa forza e la stessa speranza che permette loro di andare avanti e di credere che prima o poi qualcosa cambierà. È incredibile la gratitudine con il quale ci hanno salutato dopo cinque settimane passate insieme e difficile è stato dir loro arrivederci. Un arrivederci a presto, perché tra i miei progetti futuri c’è sicuramente quello di ritornare per continuare un progetto importante. Non posso non dire grazie a loro per tutto quello che mi hanno lasciato, per il ricordo senza dubbio positivo che mi rimarrà per sempre e per quanto l’esperienza insieme a loro mi abbia formato come persona. Si parte con la convinzione di fare del bene ad altri ma si ritorna con la consapevolezza di aver fatto del bene maggiormente a se stessi. Alla fine, riceviamo più di ciò che doniamo. 

Fonte: www.liberamottola.it