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Città



Mottola ieri oggi domani
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La collina di Mottola è stata abitata sin dalla preistoria, come ha dimostrato il ritrovamento nel 1899, di un ripostiglio di bronzi risalenti all'Età del Ferro.
Grazie alla sua magnifica collocazione geografica (la collina si erge a 387 metri s.l.m.), dalla quale si può spaziare con lo sguardo dal golfo di Taranto al verde delle montagne dell'alta Sila, Mottola viene definita la "Spia dello Jonio" e anche il "Balcone della Puglia meridionale". Ha una conformazione circolare. Si sviluppa a gradinate verso il centro del paese.



Circa l'interpretazione del toponimo, alcuni studiosi ritengono che l'attuale abitato di Mottola derivi da "altura" o "ammasso roccioso". Mottola ha visto il suo territorio e l'agglomerato urbano interessati da frequentazioni umane fin dalla preistoria com'è attestato dai numerosi reperti archeologici rinvenuti, che la confermerebbero come uno dei primi agglomerati sorti nella regione.Distrutta nel 1102 per mano del cancelliere tarantino Muarcaldo, la città fu sede vescovile da circa l'anno 1000 fino al 1818.
La presenza umana sulla collina durante l'Età del Ferro (I millennio a.C.) si desume da una preziosa collezione di bronzi (attualmenteconservata presso il Museo Nazionale di Taranto) recuperata nel 1899, durante lo scavo delle fondamenta di Palazzo D'Onghia (oggi tra via Mazzini e via D'Acquisto, luogo un tempo denominato "Orto del Vescovo") e studiata nel 1903 dal Quagliati.
Un insediamento Apulo-peuceta, venuto alla luce in contrada S. Basilio, in seguito agli scavi della Soprintendenza Archeologica di Taranto,conferma ulteriormente la posizione di frontiera del territorio mottolese posto tra la chora tarantina e le popolazioni indigene. L'insediamento classico di Mottola è attestato dal ritrovamento (1899) di consistenti blocchi squadrati che rappresentano i probabili resti (circa 40 metri di lunghezza) dell'antica cinta muraria d'età ellenistica, risalente presumibilmente al IV secolo a.C. e restituita alla pubblica fruizione nel 1995.
Il ritrovamento della cinta muraria costituirebbe una sorta di prova dell'esistenza di una rete difensiva all'interno della chora tarantina nel periodo di più intensa frizione tra la colonia laconica di Taranto e le popolazioni peucete e messapiche. Per l'età medievale, la prima fonte scritta appartiene ai primi decenni dell'XI secolo e riguarda la fondazione del castellum di Mottola da parte del catapano Basilio Boioannes, in funzione strategico-militare antisaracena. Durante la dominazione normanna risulta già sede vescovile e lo sarà fino al 1818, quando fu soppressa per effetto del nuovo Concordato tra Pio VI e Ferdinando I di Borbone e aggregata a Castellaneta. Fu poi sotto la dominazione sveva, angioina ed aragonese.
Nel 1653, con atto rogato dal notaio Giovanni Angelo Durante di Napoli, il feudo di Mottola fu venduto a Francesco Caracciolo, VII duca di Martina, alla cui casata rimase sottomesso sino alle leggi eversive dei feudi del 1806. Con l'arrivo dei Caracciolo di Martina, Mottola si risvegliò a nuova vita. Il duca concesse facilitazioni fiscali ed elargizioni quanti vi si fossero trasferiti. Nel XVIII secolo Mottola crebbe ancora in virtù della politica illuminata dei Caracciolo. Con la Restaurazione, Mottola seguì le vicende proprie del Risorgimento nazionale, soffrì l'azione eversiva del brigantaggio e partecipò al processo di riorganizzazione politico-sociale, per il proficuo raggiungimento di una nuova fisionomia amministrativa, economica e culturale.
Suggestivo e inconsueto è il percorso storico-artistico dei villaggi e delle chiese rupestri presenti sul territorio mottolese, in gravine come Petruscio o in lame come Casalrotto, S. Sabino, S. Vito, Le Grotte. Mottola, per il suo cospicuo patrimonio rupestre, discretamente conservato, s'impone all'attenzione internazionale sin dal 1971, anno del I Convegno Internazionale di Studi sulla Civiltà Rupestre, svoltosi proprio nello stupendo scenario di Casalrotto. Le cripte più importanti e visitate sono S. Nicola, S. Angelo e S. Margherita, a Casalrotto; S. Gregorio, alle pendici del paese.
Tutta da scoprire, fuori dai grandi tracciati viari di scorrimento, è poi la rete di masserie, centri di irradiamento di una società agricola fiorente tra XVI e XVIII secolo, che caratterizza la campagna mottolese con differenti tipologie abitative. Il centro antico è dominato dalla Chiesa Madre ex cattedrale, in stile romanico pugliese, e dal suo trecentesco campanile, considerato monumento nazionale.
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La vecchia facciata è impreziosita da uno stupendo rosone opera dello sculture Domenico da Martina. Tra le opere d'arte da ammirare in Chiesa madre si segnalano tele come l'Ultima Cena ottocentesca, del pittore napoletano Federico Maldarelli che sormonta l'altare in pietra del cappellone del Sacramento, la Vergine Assunta con S. Tommaso di Canterbury del conte Nicola Malinconico (1706), la Vergine del Rosario (1824) del pittore conversanese Samuele Tatulli; statue come quella cinquecentesca di S. Tommaso di Cantebury che sormonta l'omonimo altare; affreschi come quelli rinascimentali, rinvenuti nel corso dei restauri del 1965, raffiguranti S. Tommaso di Canterbury e un probabile S. Paolo. Altre chiese del centro antico sono la chiesa della Madonna del Carmine, la chiesa della Madonna del Rosario, la chiesa dell'Immacolata. Tra le chiesette e cappella si annoverano l'Annunziata, Madonna di Costantinopoli, Madonna del Carmine santuario mariano di campagna in contrada Gorgone.
Di notevole interesse è anche la torretta medievale sottostante la Stazione dei Carabinieri. Nel corso della sua storia Mottola si è arricchita di un cospicuo patrimonio di tradizioni, usanze, credenze, feste. Tra le tradizioni religiose di Mottola molto suggestiva è la Settimana Santa (animata dalle cosiddette paranze, confratelli a piedi nudi ed incappucciati), in cui si registra una grande partecipazione di fedeli e visitatori.Altre tradizioni locali sono "I Sette sabati" che si svolgono presso la cappella-cripta della Madonna del Carmine e che terminano all'Ottava di Pasqua con la consumazione all'aperto di piatti tipici della gastronomia locale; la novena che precede il 14 settembre presso la cripta della Madonna delle Sette Lampade. Tra i festeggiamenti religiosi e civili citiamo quelli in onore di S. Giuseppe, S. Antonio, della Madonna del Monte Carmelo, della Madonna del Rosario e del Santo patrono Tommaso Becket.